di Michele Zarrella
Il rapporto del programma europeo Copernicus certifica che il 2023 è stato l’anno più caldo dal 1850. La T media annuale ha raggiunto 1,48 gradi in più rispetto al periodo prein-dustriale e quella giornaliera l’ha spesso superata. Siamo vicinissimi a quel grado e mezzo previsto dall’accordo di Parigi del 2015 da non superare entro fine secolo
Ma è estremamente probabile che lo supereremo già l’anno prossimo perché il programma europeo Copernicus pone l’attenzione a quello che potrà provocare il Nino nel 2024. E ci dice che nel periodo febbraio 2023 – 2024 è il primo di dodici mesi in cui la temperatura avrà superato quel grado e mezzo in più rispetto al periodo pre-industriale.
Nello scorso anno abbiamo avuto l’estate più calda, il settembre con anomalie grandi e poi a novembre per la prima volta il superamento a livello giornaliero di 2 gradi centigradi ri-spetto al periodo pre-industriale.
L’aumento delle temperature del 2023 ha ridotto il ghiaccio dell’Antartico ai minimi degli ultimi due secoli. Ma ha anche provocato alluvioni localizzate in Emilia-Romagna, in Gre-cia, in Libia. E gli eventi estremi diventano sempre più intensi e più frequenti.
Sono decenni che gli scienziati ci suggeriscono di diminuire le emissioni di anidride car-bonica (CO2) ma nel 2023 sono aumentate di 2,4 parti per milione (ppm) raggiungendo le 419 ppm. Nel libro TEMPESTE di James Hansen, lo scienziato già nel 2010 consigliava di riportare la concentrazione di CO2 a 350 ppm. Pertanto se vogliamo limitare e poi veder diminuire la temperatura media del pianeta e di conseguenza limitare le conseguenze del cambiamento climatico dobbiamo assolutamente arrivare al più presto a missioni zero di gas serra prodotto dall’uomo. Se non lo facciamo saremo costretti l’anno prossimo a direche il 2024 è stato l’anno più caldo rispetto al 1850 e, forse, nel 2033 potremmo controllare che il 2023 è stato l’anno più fresco degli ultimi dieci anni