Il volume vede la partecipazione di Mario Baudino, Benedetta Centovalli, Guido Conti, Giuseppe Lupo, Raffaele Nigro, Giorgio Nisini, Onofrio Pagone, Romana Petri, Antonio Riccardi, Mimmo Sammartino e Vito Teti, scrittori, nati lungo la dorsale che va dalle Langhe all’Aspromonte e che raccontano il loro rapporto con i piatti e le pietanze dei territori di origine, nel tentativo di comporre non un elenco di ricette, quanto un’incursione a più voci sul cibo come memoria e antropologia.
«È un libro che consegna un patrimonio che va al di là della globalizzazione omologante che anche sul cibo, sulla cultura che ne alimenta e raccoglie storie e tradizioni, tende a schiacciare peculiarità e particolarità» ha osservato Piero Lacorazza, direttore della Fondazione Appennino. «Non perché disconnesso sia meno potente – continua – anzi resiste ed avanza per stimolare a scavare nella memoria dei singoli e collettiva. È un libro che ti non lascia da solo fuori dalla rete e sfama il desiderio di sentire odori, sapori e comunità. E quando entri nella lettura del libro scopri che le comunità, proprio sul cibo, erano più connesse: la produzione del pane e l’uccisione del maiale. Quel tempo non torna più ma la sfida più interessante che lega ancor di più Fondazione Appennino ETS e Rubbettino Editore è operare per connettere le aree interne e appenniniche rendendo virtuoso l’incontro tra anima e meccanica, umanesimo e scienza, poesia e innovazione tecnologica».