Non una resa dei conti, anche se qualcuno chiede addirittura il commissariamento del partito. L’analisi del voto delle amministrative, all’ordine del giorno della direzione di martedì a via Tagliamento, servirà a comprendere magari che non è stata una sconfitta, bensì una sconfitta vittoriosa.
Il 20 per cento è un risultato di tutto rispetto. Poteva essere migliore, tanto da bastare alla vittoria. Comunque il Pd irpino non ha deluso. Anche se alle Europee in città ha incassato il 26 per cento: circa sette punti percentuali.
Paragonare il voto per le amministrative con le preferenze per le europee è utile a comprendere la differenza tra il voto d’apparato e il voto di opinione a cui si aggiunge il contributo determinante del candidato irpino dem per Bruxelles, Francesco Todisco.
Se è vero che in città al 20 per cento del Pd hanno contribuito tutte aree del partito, lo ha fatto in misura maggiore il consigliere regionale Maurizio Petracca, che ha eletto quattro consiglieri comunali.
Del resto, Petracca rappresenta una buona fetta degli iscritti.
Ma il risultato del Pd nasce all’interno di un più ampio progetto politico, il campo largo di cui Antonio Gengaro è stato l’interprete. Una formazione politica a cui hanno lavorato per circa un anno tutti gli alleati: da Generoso Picone di Controvento a Giancarlo Giordano di Si Può, dai 5stelle del deputato Michele Gubitosa ad Avellino Prende Parte di Francesco Iandolo. Per una analisi del voto che non sia parziale, il Pd deve osservare il risultato di tutto il fronte progressista, che al primo turno ha vinto superando di quasi cinque punti percentuali la compagine di Laura Nargi.
Un esperimento riuscito. E’ al ballottaggio che si è decisa la partita: Nargi ha ottenuto il 3,6 per cento in più rispetto a Gengaro grazie all’ intesa con il Patto civico di Rino Genovese, con il consigliere regionale Livio Petitto e con Angelo D’Agostino – ex alleati dell’uscente Gianluca Festa -, che sono stati gli ispiratori delle liste più votate a sostegno del giornalista della Rai. Inoltre il campo largo non ha vinto anche perché al ballottaggio chi non era di centrosinistra non ha votato Gengaro.
Il progetto politico è comunque valido. La forza della componente di Sinistra (Controvento – Alleanza Verdi e Sinistra – Si Può) supera il 10 per cento. Sommando le preferenze del M5s, al 5 per cento, e di App e Più Europa e le altre civiche si ha la stessa percentuale della Sinistra. In totale, poco meno del 20 per cento, stessa percentuale del Pd. L’esperimento del campo largo non è fallimentare. E magari da qui che bisogna ripartire, da una alleanza che si riverbera dal piano nazionale e che probabilmente sarà protagonista delle prossime tornate elettorali.
Il Pd di Avellino dovrà ragionare forse guardando in questa prospettiva politica. Nella prossima direzione dem probabilmente si discuterà di quale ruolo debba avere la componente Schlein all’interno del Pd provinciale, ricordando che al congresso nazionale ad Avellino è stata la più votata mentre oggi gli organi di partito sono ancora calibrati su un equilibrio definito tre anni fa quando fu indicato segretario provinciale Nello Pizza.
Da allora molte cose sono cambiate: il segretario nazionale del partito, l‘affermazione del campo largo come prototipo di alleanza, il peso politico dei riferimenti irpini del partito, da Petracca a Rosetta D’Amelio e Enzo De Luca, da Roberta Santaniello a Umberto Del Basso De Caro. All’epoca, ad esempio, uno dei grandi azionisti del Pd era il consigliere Petitto, eletto a Palazzo Santa Luca nel centrosinistra, oggi capogruppo di Moderati e Riformisti, all’opposizione del governatore Vincenzo De Luca.
Il Pd irpino non ha mai avviato una verifica politica, tutto è rimasto cristallizzato in questi anni, nemmeno la dirompente vittoria di Schlein ha smosso gli assetti precostituiti. Passate le amministrative è il momento di prendere consapevolezza che il Pd non è più lo stesso del 2021, che De Luca governatore non controlla più il Pd campano, commissariato da Schlein e affidato al senatore Antonio Misiani. Soprattutto l’alleanza di campo largo sembra imprescindibile alle regionali della Campania dove candidato governatore potrebbe essere Gaetano Manfredi uno dei primi a tentare l’esperimento del fronte progressista. Magari nel Pd irpino servirebbe una messa a punto, stabilire un nuovo patto tra le “correnti”. E sarebbe il tempo per un congresso cittadino, come chiedono i dem di tutte le aree ormai da anni.