Al di là del pranzo a sacco, del barbecue, dell’abbuffata, della mangiata, della gita fuori porta sul Terminio, del falò, dei fuochi o dei droni, e di rinfrescanti bagni in piscina, al mare, al fiume, al di là del concertino o del concertone, e di aperitivi e bevute, c’è la festa.
Che vuole significare, come dice il nostro vescovo Arturo Aiello, stare assieme.
Ferragosto come tutte le feste dovrebbe essere un momento per guardarci intorno per ritrovarci nella consapevolezza di noi e dell’altro, e vivere pienamente con la famiglia, gli amici, i nostri cari, il nostro vicino, con chi fa parte del nostro vissuto quotidiano oppure no, vivere con tutti, anche soli ma nel tutto.
Ferragosto dovrebbe essere momento di riflessione, non solo di spensieratezza. Altrimenti non sarebbe una festa. Non sarebbe neppure giusto chiudersi nell’austera severità della presa di coscienza della condizione di miseria e fame, di violenza e guerra di una buona parte dell’umanità.
E allora, la festa è divertimento, però senza dimenticare chi non mette il piatto a tavola, chi non si può permettere l’aperitivo, chi è senza lavoro, chi lavora e non guadagna, chi è povero, dentro e fuori, per una qualsiasi ragione, chi vive nel disagio economico, sociale, psicologico.
La festa è non dimenticare chi in periferia con quaranta gradi all’ombra boccheggia asfissiato in una rovente casa popolare senza climatizzatore, aspettando da quaranta anni una sistemazione dignitosa.
La festa è non dimenticare che spesso sulla pelle degli ultimi si consuma la fortuna di una politica di insaziabili quando imbelli arrivisti. Ferragosto è non dimenticare che senza etica non c’è politica, e non ci sono diritti senza doveri.
Ferragosto è guardare con occhi lucidi una terra ricca, rigogliosa, incantevole e sempre più desolata. Se è così la colpa è anche nostra.
Tenendo a mente e nel cuore questa consapevolezza, la redazione del Corriere dell’Irpinia augura a tutti un buon Ferragosto, leggero ma vero.