Ritornare all’idea di città, intesa come spazio con una sua identità, frutto di una storia costruita nel tempo e di una visione dell’uomo. Lo sottolinea il procuratore Domenico Airoma nel corso del confronto – tenutosi questo pomeriggio al Carcere Borbonico – dedicato al libro di Gerardo Salvatore “L’anonima carità irpina di Giorgio La Pira”, che racconto il legame tra Giorgio La Pira e lo scrittore di Castelvetere Livio Nargi, a partire dal prezioso carteggio che documenta la loro bella amicizia. “Quella di La Pira – spiega Airoma – è una figura fortemente attuale, ci insegna che il servizio del bene comune viene fatto se c’è gratuita, non certo se c’è tornaconto o interesse personale”. Spiega come “Oggi manca la buona politica, ma non significa che non ci siano le condizioni per una buona politica. Sono contrario alle tentazioni demolitive, non conducono da nessuna parte, ma è chiaro che la buona politica la fanno i buoni politici, di qui la speranza che possano tornare ad esserci dirigenti politici di spessore. Da questo punto di vista, personaggi come La Pira e Livatino sono dei modelli a cui guardare”. Ricorda come “una città non è definita solo dall’aspetto urbanistico o da ciò che produce in termini di divertimento ma da ciò che ha costruito in termini di valori, quello che La Pira definisce ‘rifrazioni dell’eternità del tempo’. Le città non si costruiscono da zero, altrimenti finiscono con il diventare spazio di disumanità. Di qui l’auspicio di poter tornare a una città dove si costruisce qualcosa di duraturo, basato su idealità. Dobbiamo ricominciare a prenderci cura della città, che significa difenderla da amici esterni e interni, promuovendo il bene comune. E’ un compito che spetta non solo alla buona politica ma a ciascuno di noi. Non dobbiamo mai pensare alla città come qualcosa che ci appartiene ma sempre a uno spazio di cui siamo reggenti”. E ricorda come “Chi non rispetta la morale sociale finisce per trasformare la città in inferno”
A rendere omaggio a La Pira è anche il vescovo Arturo Aiello “Questo carteggio ci ricorda come i grandi siano capaci di stabilire ponti, proprio come quello tra Firenze e Castelvetere. La Pira trova il tempo per far sentire la sua presenza in un piccolo borgo d’Irpinia. E’ l’epistolario tra due uomini che vivono la loro vita seguendo i loro principi di credenti”. Sottolinea come il libro di Salvatore è prezioso perchè “ci restituisce il valore della memoria che manca alle nuove generazioni. Non siamo riusciti a trasmettere loro la passione per il passato, poichè non si costruisce nulla di nuovo senza fondamenta solide. Ecco perchè non dobbiamo smettere di ricordare loro la lezione di Giorgio La Pira che è un gigante ancora attuale, le cui idee ci consentono di guardare più lontano”. Sottolinea, infine, “la necessità di cattolici in politica che sentano la polis come spazio di cui prendersi cura, che dimostrino attaccamento alla cosa pubblica, che la considerino spazio della collettività. La Pira è stato un maestro che ci ricorda la forza delle radici della fede, non è casuale la scelta monastica, proprio questa forte spiritualità rende possibile la declinazione di certi ideali”
Gianfranco Rotondi sottolinea il legame forte tra santità e politica “Ecco perchè la sua lezione non è proponibile perchè va storicizzata, legata a un tempo in cui i cattolici esprimevano una vocazione maggioritaria, ma è una figura di altissima spiritualità, speriamo che possa diventare il santo di riferimento della politica”. Ribadisce come non ci sia nessuno che possa essere paragonato a lui, nel presente come nel passato, “E’ stato l’unico politico la cui santità si vedeva in vita, era fortemente percepita dai colleghi. Ho avuto la fortuna di incontrarlo, a presentarmi a lui fui l’onorevole Sullo ‘Hai stretto la mano a un santo’ mi disse'”. Ricorda il rapporto tra Sullo e La Pira “Erano stati colleghi alla Costituente, tra loro c’era un legame forte, basato su una forte stima reciproca anche se non erano mancate polemiche. Anche la figura di Sullo entra nel rapporto stabilito da La Pira con Livio Nargi”. Ribadisce come “Abbiamo bisogno dell’utopia di La Pira ma più difficile è pensare che il suo programma politico possa essere attuato. Ne era consapevole lui stesso, non a caso sceglierà il governo della città e lascerà a De Gasperi il governo del paese”. Ricorda come “ancora oggi la radice religiosa dell’impegno politico, la libertà che contraddistingue l’essere cristiani è un valore che non può essere trascurato ma di cui troppo spesso ci si dimentica”. Ricorda la capacità di affiancare utopia e prgamatismo “non si può negare che nel governo della città abbia praticato scelte legate alla vita quotidiana E’ stato un uomo di tenace impegno per la soluzione di problemi collettivi, di qui l’importanza di testimoniare la sua lezione continuando a difendere i lavoratori e i più deboli, ponendosi le domande giuste sul futuro del paese”. E sul ruolo dei cattolici “Distinguerei tra cattolici e democristiani. I cattolici sono in tutti i partiti, la Dc è un’altra cosa, è un partito di laici che hanno scommesso sulla possibilità di una linea politica basata sulla dottrina sociale della Chiesa”. A chi gli chiede delle fibrillazioni in Comune ribadisce di avere “il dovere di collaborare con le amministrazioni comunali per giungere alla soluzioni problemi ma di non voler entrare nelle vicende comunali, rispettando l’autonomia del governo comunale. Lo stesso La Pira scelse di fare il sindaco e ci ricorda l’importanza di lasciare autonomia a livello della dimensione cittadina”. Scherza sul terzo mandato di De Luca “E’ eterno”, Infine, l’auspicio che Avellino possa tornare a far parlare do sè per la sua tradizione culturale.
Se il moderatore Angelo Picariello ricorda la capacità di La Pira di essere stato sempre uomo di pace, tocca, poi, al sindaco di Castelvetere Enrico Cataldo ricordare il legame tra Firenze e Castelvetere “Ad accomunare Nargi e La Pira erano la fede per la Vergine delle Grazie e l’amore per il prossimo che ha sempre caratterizzato le loro vite. Fu La Pira a volere fortemente l’invio di aiuti finanziari da distribuire alle famiglie di Castelvetere in rapporto ai loro bisogni, a patto che si mantenesse l’anonimato del mittente. E a chi gli chiedeva insistentemente da dove provenissero quei soldi rispondeva “non vedete, è la Madonna che ha provveduto. In questo modo il nostro Livio Nargi che si appresta a festeggiare i suoi cento anni ha fatto conoscere Castelvetere al di fuori dei confini provinciali”.
Emozionato Gerardo Salvatore che pone l’accento sul valore della memoria di una figura come quella di La Pira, da trasmettere alle nuove generazioni così da far conoscere l’universalità della carità lapiana. Ricorda come per lui “La dimensione spirituale e quella sociale sono ugualmente essenziali nella vita dell’uomo. La Pira -Livio, benchè diversi per statura ed ambiti relazionali, si trovarono impegnati a testimoniare la loro carità nascosta verso i piccoli di cui parla il Vangelo”. Si carica, perciò di un valore forte la scelta di consegnare il volume, al termine del confronto, ai suoi cinque nipoti, “perchè il pensiero e l’azione di Giorgio La Pira sia fonte sorgiva che alimenta la freschezza culturale ed umana della loro formazione”