Oggi la Corte Costituzionale è chiamata valutare l’ammissibilità dei referendum che nelle scorse settimane hanno ottenuto il via libera in Cassazione e che, se ammessi, saranno votati in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno di quest’anno.
C’è anzitutto il referendum contro l’Autonomia differenziata promosso da Cgil, Uil, partiti di opposizione e associazioni civili, cui si aggiungono i consigli regionali di Campania, Sardegna, Toscana, Puglia ed Emilia Romagna.
Si chiede l’abrogazione del cosiddetto ddl Calderoli, approvato nel giugno 2024.
E ancora: il referendum sulla cittadinanza propone di ridurre il periodo di residenza legale continuativa necessario per richiederla da 10 a 5 anni. In Francia e Germania, e in altri paesi europei, il periodo di residenza richiesto per ottenere la cittadinanza è di 5 anni, sottolineano i promotori, tra i quali Più Europa.
Poi ci sono i quesiti della Cgil sul tema lavoro: contro il Jobs Act propone l’abrogazione della legge che nel 2015 ha cancellato il diritto al reintegro anche quando il licenziamento venga giudicato illegittimo. Per via di questa norma, l’azienda può scegliere di pagare un’indennità economica piuttosto che reintegrare il lavoratore ingiustamente licenziato.
A decidere, nella camera di consiglio ‘partecipata’ della Corte, sono chiamati solo 11 giudici, perché i quattro di nomina parlamentare non sono ancora stati eletti. Dopo la tredicesima fumata nera, la seduta a camere riunite è stata nuovamente convocata per giovedì prossimo.