“Ho voluto fortemente che il libro fosse presentato ad Avellino, lì da dove è partita la storia. Non ho mai conosciuto mio nonno Arturo ma mia nonna Fausta parlava sempre di lui. Era nato a Pozzuoli da una famiglia di origine irpina, i Picariello-Rossi. Era un operaio specializzato dei primi cantieri della Armstrong, antifascista iscritto al Pci”. Spiega così Valentina Fiori la scelta di raccontare la storia della sua famiglia ne “La fortuna di essere nati”, presentato dalla Cgil Avellino in occasione della Giornata della memoria, presso la sede dello Spi. A confrontarsi con l’autrice Giovanni Capobianco, Presidente Comitato Provinciale ANPI Avellino, Daniela Esposito, Presidente sezione ANPI – CGIL Avellino Antonello Di Somma, Presidente sezione ANPI Avellino Italia D’Acierno, Segretaria Generale CGIL Avellino
“Ho sempre amato – prosegue Fiori – le saghe familiari e ho sempre pensato che la storia della mia famiglia fosse degna di un feuilleton dell’800. Di qui la volontà di scrivere per mantenere vivo il legame con le radici e ribadire la bellezza della vita”. A prendere forma una storia di resistenza “A tradirlo sarà un suo collega operaio. Mio nonno sarà arrestato e confinato a Lipari dove lo raggiungerà mia nonna, donna forte e di grande generosità, disposta a tutto pur di stare al suo fianco. Una vita, quella della mia famiglia, segnata dalla sofferenza che emerge con forza dalle lettere che i miei nonni scrivevano alle autorità, chiedendo clemenza e un aiuto economico per i loro figli. Volevo che questa sofferenza non fosse dimenticata, ripartendo dai valori di giustizia e libertà. La memoria familiare diventa così veicolo di conoscenza storica, poichè attraversa alcuni momenti cruciali della storia provinciale e nazionale: l’epidemia di colera a Napoli, il primo conflitto mondiale, l’ascesa del fascismo, i difficili anni vissuti dai dissidenti sotto il regime mussoliniano, la guerra di Liberazione, la ricostruzione, il boom economico, le due crisi bradisismiche che colpiscono Pozzuoli nel 1970 e nel 1983-1985. Sono partita dai racconti orali e poi ho condotto ricerche all’Archivio di stato”.
Sottolinea come “Mio nonno non pensò mai di abbandonare le sue idee, scelse di essere antifascista”. Spiega come “Oggi assistiamo a segnali inquietanti, si voleva decidere allora della nostra vita e oggi la situazione non appare così diversa”. Italia D’Acierno pone l’accento sulla capacità dell’autrice di ricostruire le condizioni di vita del tempo, dalla povertà al mercato nero, di offrire uno spaccato degli anni della guerra. A Capobianco il compito di soffermarsi sui numeri legati alla persecuzione degli ebrei in Italia e sul difficile momento che vivono l’Europa e il mondo, con venti di guerra che continuano a soffiare e il popolo israeliano, un tempo discriminato, che continua a macchiarsi di crimini nei confronti di un altro popolo.