Rende omaggio a Cesare Pavese lo Zia Lidia Social Club. L’occasione è offerta dalla proiezione del documentario “Il mestiere di vivere” dedicato al uno degli intellettuali più apprezzati del Novecento. L’appuntamento, inserito nell’ambito della rassegna dello Zia Lidia, è per il 31 gennaio, alle 20, al Cinema Partenio di Avellino con il documentario Il mestiere di vivere, dedicato alla figura di Cesare Pavese, scritto e diretto da Giovanna Gagliardo.
A caratterizzare il documentario, che ha partecipato al 42° Torino Film Festival, immagini di repertorio, interviste e suggestioni visive e musicali, ambientate nei luoghi cari a Pavese, per raccontare la sua curiosità intellettuale e il suo sguardo profondo sulla società.
La pellicola inizia con la tragica data del 26 agosto 1950, l’ultimo giorno di vita di Pavese, e traccia il suo cammino dall’infanzia a Torino fino al suo lavoro con la Casa Editrice Einaudi, passando per il suo profondo coinvolgimento con la cultura e la letteratura del suo tempo. Il documentario esplora la sua vita personale e professionale, dipingendo il ritratto di un uomo poliedrico, che ha saputo coniugare la passione per la scrittura con una visione moderna e audace del mondo. Attirato dall’avanguardia e dalla modernità, Pavese portò la poesia narrativa in Italia e fu autore della prima traduzione in lingua italiana di “Moby Dick”.
A prendere forma la storia di un uomo, di uno scrittore, di un intellettuale che nella sua breve vita è riuscito a reinventare, soprattutto a ricreare un nuovo mondo letterario e culturale che ha segnato e dato identità alla seconda metà del novecento italiano. Di qui la scelta di suddividere il film in vari capitoli: tanti quanti i mestieri che ha sperimentato: Pavese, è il poeta appena ventenne che scopre la poesia narrativa; Pavese è il giovane scrittore che si cimenta nel romanzo breve spiando e radiografando il tempo dell’adolescenza, specialmente dell’adolescenza femminile; Pavese è l’instancabile scopritore di parole, di slang americani, di linguaggi bassi e quotidiani, grazie ai quali traduce e porta nell’Italia provinciale degli anni trenta, la sconosciuta letteratura americana: da Faulkner a Dos Passos, da Gertrude Stein a Steinbeck; Pavese, insieme a Giulio Einaudi e ad un gruppo di straordinari ragazzi usciti, -come lui – dal Liceo D’Azeglio, contribuirà a far nascere nel 1933 la Casa Editrice Einaudi.



