Arriva da Antonio Scolamiero, membro Assemblea nazionale Pd, una nota sulla mancata proclamazione di S. Andrea di Conza e dei 24 Paesi dell’Irpinia a Capitale della Cultura 2027, che definisce un “errore politico che marginalizza le piccole realtà.
“La scelta del comitato tecnico di non proclamare S. Andrea di Conza e i 24 paesi dell’Irpinia come Capitale della Cultura 2027 è una decisione che, oltre a suscitare rabbia e delusione, dimostra ancora una volta come il governo centrale non comprenda le reali necessità delle piccole realtà italiane. Una scelta politica che rischia di marginalizzare territori che sono, invece, la vera ossatura del nostro Paese, realtà che meritano di essere valorizzate e sostenute, e non ignorate a favore di altre più “visibili”.
S. Andrea di Conza, un paesino di1400 abitanti, capofila del progetto “Incontro tempo” che ha raccolto l’adesione di altri ben 24 paesi dell’Alta Irpinia, ha proposto un progetto ambizioso e validissimo sotto ogni aspetto: inclusione, sostenibilità ambientale, valorizzazione paesaggistica e culturale. Un progetto che potrebbe essere stato il simbolo di una rinascita, non solo per il paese, ma per tutto il territorio. Purtroppo, nonostante il grande impegno e le forti motivazioni alla base della candidatura, la decisione di escludere questa proposta rappresenta un errore che non si limita a danneggiare un’area geografica di straordinaria bellezza, ma che riflette una visione miope da parte del governo.
Questa è una zona che, nel 1980, fu devastata dal terremoto, un evento che segnò in modo indelebile la vita di migliaia di persone. Un’area che, nonostante le difficoltà, ha continuato a resistere e a ricostruire, ma che ha subito anche una sorta di “usurpazione” da parte di pseudo-imprenditori che, venuti da altre regioni, hanno sfruttato il territorio senza mai valorizzarne le reali potenzialità. La proclamazione a Capitale della Cultura avrebbe rappresentato non solo una rivincita per la popolazione irpina, ma anche una concreta opportunità di recupero, di crescita culturale, di sviluppo sostenibile e di inclusione sociale.
Ci si aspettava che questo governo riuscisse a comprendere la forza e la determinazione che animano progetti come quello di S. Andrea di Conza. Ci si aspettava che, dopo anni di abbandono e di margini sempre più stretti, una terra che è stata duramente colpita dal sisma in senso tellurico prima e da un terremoto dell’anima dopo, potesse finalmente avere l’opportunità di risollevarsi, di farsi notare per le sue bellezze, per le sue tradizioni, per la sua cultura che è ancora viva, ma troppo spesso ignorata. La delusione è forte, perché una scelta del genere sembra ignorare il fatto che queste piccole comunità sono la vera anima dell’Italia, sono il cuore pulsante del nostro Paese, anche se non sempre si trovano sotto i riflettori mediatici.
Nel 1980, eravamo impreparati, il terremoto ci ha colti tutti come un fulmine a ciel sereno, e ci ha messo alla prova. Ma oggi, in quello che potremmo definire un “terremoto culturale”, l’Irpinia è pronta a fare la sua parte. Non siamo più quelli di allora, siamo pronti a raccogliere le sfide che ci vengono sottoposte. Il nostro progetto non è solo un sogno, ma una concreta possibilità di rilancio. Questo territorio ha tutto il potenziale per diventare una vera e propria “capitale della cultura”, capace di attrarre turisti, valorizzare l’arte e la cultura locali e creare opportunità di sviluppo per i giovani e le generazioni future.
Nonostante la delusione, non ci arrendiamo. Noi, la gente di S. Andrea di Conza e di tutta l’Irpinia, crediamo ancora nel nostro progetto. La cultura, l’inclusione e la valorizzazione del nostro patrimonio sono la nostra forza. Non chiediamo altro che di essere ascoltati e di avere l’opportunità di respirare, di non essere più considerati marginali, ma finalmente riconosciuti per il valore che abbiamo.
L’Irpinia d’Oriente non è solo un piccolo angolo dimenticato del nostro Paese. È una terra ricca di storia, di passione, di gente che non si arrende, di comunità che lavorano per un futuro migliore. E, sebbene il governo abbia fatto un passo indietro, noi continueremo a lottare, a sperare e a lavorare per un futuro che meritiamo. Dateci respiro, perché possiamo davvero fare la differenza”.