Un viaggio attraverso le piazze di Avellino che diventa occasione per ripercorrere la memoria della città e riflettere sul rapporto tra trasformazioni dello spazio urbano e società. E’ l’idea da cui nasce il volume “Agorà”, edito dalla Valle del Tempo, a cura di Antonetta Tartaglia, Gianni Festa, Cecilia Valentino, Maria Grazia Cataldi. Le piazze della città, da piazza Castello a piazza Libertà rivivono nelle pagine di don Emilio Carbone, Gianni Festa, Ugo Tomasone, Cecilia Valentino, Vega De Martini, Floriana Guerriero, Maria Grazia Cataldi, Gaetana Aufiero, Antonetta Tartaglia, Generoso Picone, Michele Zappella. Il 16 aprile, alle 17.30, “Agorà” sarà presentato al Circolo della stampa. A portare i propri saluti il sindaco Laura Nargi, gli autori e i curatori. Le letture saranno a cura di Paolo De Vito.
Un itinerario che parte dal Medio Evo, dall’analisi di quello che era il fulcro della vita cittadina, soprattutto durante i secoli d’oro: dalla seconda metà del Cinquecento fino al Settecento con la città che si trasforma per diventare capoluogo del Principato Ultra e accogliere il ceto delle professioni. Dai moti liberali ai bombardamenti del ’43 fino al boom economico degli anni ’60 e il terremoto del 1980 che segnerà per sempre la città. Un’analisi che consente di riscoprire alcuni dei protagonisti della storia del territorio, da Maria de Cardona a Cosimo Fanzago fino ai Caracciolo, senza dimenticare figure come quelle di don Michele Grella che offriranno un contributi decisivo ad una stagione di speranze e partecipazione, ritrovatasi intorno alla chiesa di San Ciro “Negli anni del secondo dopoguerra e della ricostruzione – si legge nella prefazione – nuove piazze diedero voce alle libertà ritrovate, ai giovani, alle donne, agli esiliati della storia. Esse divennero il laboratorio di nuovi linguaggi: della politica, dei movimenti giovanili del ’68, del grido a volte inascoltato delle periferie. Ogni autore ha illuminato, con le sue esperienze culturali e di vita, con la memoria vissuta o raccontata, le varie tappe che hanno definito l’attuale volto delle piazze, conferendo un’anima alle informi e mute pietre”.
Se è il fervore culturale, insieme a quello antropologico e commerciale, ad animare le pagine di don Emilio Carbone su Piazza Castello, con il castello che rappresentava un vero salotto letterario, la matrice di antichi flussi e di attività commerciali, in una cornice culturale in cui arte e ridisegno urbano sono inscindibili, emerge dalle pagine su Piazza Dogana di Vega De Martini (già Direttrice della Certosa di Padula e della Reggia di Caserta), una storia che guarda con forza al presente. Maria Grazia Cataldi si sofferma sulla rilevanza che assunsero alcuni spazi della città nella prospettiva di una direttrice di sviluppo verso Napoli con Largo dei Tribunali che divenne dal 1864 piazza della Libertà. Il nuovo slargo diventò il “salotto buono” della città dove eventi e fatti della grande storia si intrecciarono con la storia minore fino a essere a volte spettacolarizzati come, ad esempio, in occasione dell’impiccagione del brigante Laurenziello. E’ Cataldi a ricordare come “La piazza si trovò … a vivere momenti particolari della storia civile avellinese dell’Ottocento: dall’esecuzione del feroce brigante Lorenzo De Feo, noto come Laurenziello, avvenuta per impiccagione il 6 maggio 1812, al raduno degli insorti in attesa di un cenno da parte del Generale Lorenzo de Concilij per dare inizio ai moti del 1820-21, o ancora, alla clamorosa ‘cacciata dei bavaresi’ del 1860”.
Gaetana D’Aufiero si sofferma su Piazza D’Armi che accolse il Carcere Borbonico, i cui lavori iniziarono nel 1827; ma già nel 1839 erano stati completati tre bracci che ospitarono i primi detenuti, mentre l’ultimazione si ebbe solo intorno al 1845, anche se fino al 1850 ci furono ulteriori interventi. Generoso Picone, scrittore e giornalista, rievoca l’affascinante clima che caratterizzò via Matteotti, l’agorà della politica avellinese nel secondo Novecento. Il luogo, nella toponomastica, è indicato come Via; di fatto, era ed è ancora oggi percepito come piazza. Insomma una “piazza non piazza” come definita dall’autore stesso, ragion per cui essa è stata inserita in questa trattazione. Gianni Festa, direttore del Corriere dell’Irpinia, memoria storica del nostro territorio, nel suo intervento fa riferimento a una piazza progettata dall’Istituto Autonomo Case Popolari (IACP) per Rione San Tommaso all’inizio degli anni Cinquanta e al sogno di riscatto delle periferie. Fino allo spartiacque rappresentato dai bombardamenti e dal terremoto che colpirono soprattutto il centro storico. Antonetta Tartaglia racconta le trasformazioni di Borgo Ferrovia. Il quartiere periferico a vocazione agricola cambiò volto, ritocchi urbanistici e diverse destinazioni d’uso diedero nuovo smalto alle decrepite facciate, mutò il profilo sociologico per la presenza di ferrovieri, di pendolari ma soprattutto di tanti, tanti studenti che hanno rallegrato quelle carrozze e quella piazza fino al terremoto del 1980.