di Virgilio Iandiorio
Avete mai provato a guardare una fotografia di vostri familiari, al di fuori delle ricorrenze di compleanni, onomastici e simili? A me è capitato con le foto scattate da Pio Peruzzini e Gaetano Paraggio nei paesi della provincia di Avellino al centro del sisma che li colpì venticinque anni fa.
Le foto sono state raccolte nel libro “Del silenzio e di altri sguardi – Fotografie dai luoghi del terremoto del 1980”, pubblicato nel 2020 con il patrocinio del Presidente del Consiglio Regionale della Campania.
Cinque anni fa ricorreva il quarantennale del terremoto. La ricorrenza, come le ricorrenze ufficiali, hanno il sapore della solennità, formale, pubblica, riconosciuta. Guardare oggi quelle foto, ha un altro sapore, fa un altro effetto.
Nella presentazione del libro, Rosetta D’Amelio, Presidente del Consiglio Regionale della Campania, considera quello che è accaduto in questi quarant’anni nelle zone terremotate, ma pone l’accento sulla sfida che è davanti non solo ai paesi del “cratere”, ma a tutti quelli dell’Appennino Campano, che “ hanno davanti a sé una nuova cesura, esattamente come accadde con il terremoto…Quarant’anni dopo il terremoto, alla ricostruzione edilizia e sociale si sostituisce una nuova sfida: frenare lo spopolamento e creare nuove occasioni di crescita e sviluppo nelle arre interne”.
“Con la mia fotocamera – scrive Pio Peruzzini– ho cercato immagini che possono trasmettere il senso della bellezza, del colore, del fascino delle cose d’arte, della religiosità diffusa e di quella umanità che esiste in questo comprensorio meraviglioso che è l’Irpinia e la provincia di Salerno. Ho voluto esclusivamente rappresentare lo stato attuale nei paesi. Ho cercato dettagli di colore nelle cose. Ho inseguito lo spirito che aleggia nelle strade e nelle piazze di questi centri secondo la mia sensibilità e la mia visione”.
Pio Peruzzini, che vive a Bellizzi (Salerno), “è sensibile da sempre alle tematiche ambientali; fotografa il paesaggio naturale e le sue trasformazioni nell’itinerario con gli esseri umani” (dalle note biografiche)
Non a caso ha intitolato la sua raccolta di fotografie “I colori del cratere”, come venne definita l’area epicentro del sisma. Ci trovi perciò i colori degli edifici ricostruiti o di quello che rimane dei quelli colpiti dalla forza distruttrice del sisma.
Le immagini riprese da Peruzzini, riguardano i paesi di Conza vecchia, Caposele, Teora, Sant’Andrea di Conza, Calitri. Lioni, Morra De Sanctis, Sant’Angelo dei Lombardi, Solofra, Torella dei Lombardi, Calabritto, Guardia dei Lombardi. Gesualdo, Campagna, Salvitelle, Montella, Castelnuovo di Conza, San Gregorio Magno, Laviano, Romagnano al Monte, San Michele di Serino, Senerchia, Bisaccia, Conza della Campania, Senerchia, Lago di Conza, San Mango sul Calore.
“La spinta emotiva – scrive l’altro autore del volume- l’amore per la nostra terra, il nostro Sud, per paesi dell’interno del nostro territorio, sono la base sulla quale si poggia tutto il mio lavoro… Questo è un viaggio di conoscenza, un tentativo di comprensione reciproca tra me e il luogo, di partenze per mete mai raggiunte. E’ la semplicità di ciò che ci circonda, la sua bellezza e le sue contraddizioni e fragilità”.
La fotografia di Gaetano Paraggio, anche lui della provincia di Salerno, ”non è spettacolare, non ci sono colori ipersaturi o effetti speciali…Il suo sguardo sui luoghi ci restituisce uno spazio indefinito, raggiunto ma non fermato, un tentativo di riconoscere e riconoscersi in quello che lo circonda “(dalle note biografiche”.
Nel capitolo, intitolato “Del silenzio e di altri sguardi”, Gaetano Paraggio punta l’obiettivo su Lioni, Conza della Campania, Torella dei Lombardi, Campagna, Teora, Sant’Andrea di Conza, San Mango sul Calore,, Calabritto, Laviano, Bisaccia, Rocca San Felice, Santomenna, Sant’Angelo dei Lombardi, Colliano, Castelnuovo di Conza, Calabritto, Castelnuovo di Conza, Guardia dei Lombardi, Eboli, Calitri, Lapio.
Massimo Bignardi dell’Università di Siena nella sua prefazione al volume scrive delle foto di Pio Peruzzini, “che la sua è una narrazione affidata ai soggetti e non tanto alla scena: lo è maggiormente quando si sofferma sul decoro plastico delle architetture, sul valore grafico che esso assume”. E delle fotografie di Gaetano Paraggio:” anche il trasparente cancello di Sant’Andrea di Conza che, se pur chiuso, apre all’infinità del paesaggio. Questo è, per quanto mi riguarda, il senso di un passo svelto che tende a fermare l’insieme, rinunciando, volutamente, a sostare quindi a rallentare l’azione conoscitiva del suo sguardo”.
Anche coloro che non sono mai stati in questi luoghi troveranno certamente in queste immagini motivi di riflessione su quanto sia caduca la nostra esistenza, ma anche la necessità di tenere sempre vivo il legame con il nostro passato.