di Rosa Bianco
Nel cuore dell’antica Avellino, nella sobria e carica atmosfera del Circolo della Stampa, si è tenuto il 17 aprile un incontro di rilevante spessore teologico e culturale, organizzato dall’Associazione Insieme per Avellino e per l’ Irpinia e Gruppo Archeologico Irpino, dal titolo evocativo: Un uomo chiamato Gesù. L’iniziativa, sapientemente introdotta dal dott. Pasquale Luca Nacca, ha costituito un’autentica lectio theologica, in cui la riflessione sulla figura di Cristo si è mossa nel solco fecondo tra memoria storica e mistero della fede.
Il convegno si è rivelato un prezioso crocevia tra discipline umane e ricerca spirituale, dove la storia, l’ermeneutica biblica, la giurisprudenza e la teologia si sono incontrate in un dialogo vivace e profondo. L’ ing. Gerardo Troncone, con acribia filologica, ha scandagliato la questione della storicità di Gesù, distinguendo con chiarezza il dato documentale da quello teologico. In particolare, l’attenzione al Vangelo secondo Giovanni ha permesso di cogliere, sullo sfondo della Palestina del I secolo, l’intreccio tra spazio geografico e kairos divino, dove la Parola si è fatta carne.
La rievocazione dei luoghi biblici – Betlemme, la Samaria, il Giordano – è emersa non come semplice richiamo geografico, ma come contesto teologico dell’Incarnazione, in cui il Verbo eterno ha assunto la storia, facendola luogo della salvezza. Suggestiva anche la riflessione sul simbolismo della Pasqua ebraica, ricondotta da Troncone alla sua radice cosmica e rituale: la sacralità del tempo liturgico, unita al ciclo lunare e alla fertilità, viene così a prefigurare – in chiave tipologica – il mistero pasquale di Cristo, Agnello immolato.
Particolarmente significativa la puntualizzazione filologica sul termine “croce”: ciò che la tradizione cristiana ha poi assunto come simbolo salvifico fu in origine uno strumento crudele e brutale di esecuzione, un palo a cui si aggiungeva la trave portata dal condannato. Il mistero della Croce, cuore della fede cristiana, si radica dunque in una realtà storica e dolorosa, trasfigurata dalla potenza redentrice della Risurrezione.
Il giudice Gennaro Iannarone ha poi condotto una fine analisi del processo a Gesù, mettendo in luce la tensione tra giustizia umana e giustizia divina. Le figure di Pilato, della sua enigmatica moglie, di Pietro e dell’evangelista Giovanni sono emerse come testimoni di una drammaticità che supera la cronaca: ciò che si gioca in quel processo non è solo il destino di un uomo, ma la rivelazione di un Dio che si consegna liberamente al giudizio dell’uomo.
La domanda più profonda – Gesù è davvero esistito? – ha attraversato tutto l’incontro. A partire dalle fonti storiche, come Giuseppe Flavio, si tenta di delineare una figura riconoscibile. Tuttavia, è nella dialettica tra verità storica e verità rivelata che il volto autentico di Gesù si rivela: non una figura mitica, né un semplice profeta del passato, ma il Figlio di Dio, il Dio-con-noi.
“Un uomo chiamato Gesù” è stato più di un convegno: è stato un tempo di grazia e di ricerca, in cui l’uomo di Nazareth è tornato a interpellare le coscienze. La sua figura, storica e gloriosa, resta il centro di ogni vera domanda sull’umano e sul divino. E la fede continua a nascere proprio lì, nel cuore della domanda più radicale: “Chi dite che io sia?”