Per uscire dalla crisi la sindaca apre a Forza Italia. O meglio a Gerardo Melillo, segretario cittadino del partito, e a Sergio Trezza. Apre a Moderati e Riformisti: a Geppino Giacobbe, che è un altro pezzo del centrodestra dialogante. (Lega e Fratelli d’Italia non hanno consiglieri comunali).
Il no ad ogni possibile forma di collaborazione con l’amministrazione è scontato da parte dei 5stelle, in consiglio c’è Antonio Aquino, e anche da Gennaro Bellizzi e Amalio Santoro di Per Avellino.
La sindaca può contare su 13 voti: cinque consiglieri di Siamo, altri quattro Coraggiosi, due voti di Forza Italia e uno di Moderati e Riformisti. La maggioranza non c’è ancora.
La sindaca accetterebbe anche un eventuale appoggio del Pd? Se il Pd accettasse. Antonio Gengaro ha detto no, e prima di lui lo aveva detto il segretario provinciale del Pd, Nello Pizza.
Ci sarebbe comunque bisogno del Pd. I dem potrebbero sostenere solo un governo di scopo, che presuppone una urgenza, un obiettivo da raggiungere presto, un risultato a termine. Nargi potrebbe allora dire che ci sono delle questioni impellenti da risolvere: completare il centro per l’autismo di Valle? Ultimare i lavori di sistemazione dello stadio Partenio Lombardi per renderlo adeguato al campionato di B? La Dogana?
Seconda soluzione alla crisi. Nargi potrebbe richiamare in giunta i festiani. Tutti e sette s’intende, è la condizione di Festa. Non ci sarebbe spazio in giunta e in maggioranza per Forza Italia e Moderati e Riformisti. E’ l’altra condizione. Almeno è ciò che si comprende da come sono andate le cose dall’inizio della consiliatura.
Una pace andrebbe spiegata, dal sindaco e dai festiani. Dovrebbero spiegare che cosa è successo in queste settimane. Nell’ultima seduta Nargi lo ha raccontato: c’è stato uno scontro sulla presidenza del Piano di zona. Il sindaco legittimamente si è proposto come guida del consorzio dei servizi sociali ma non ha trovato sponda in tre assessori festiani, a cui ha revocato le deleghe determinando le dimissioni di altri quattro assessori in quota Festa. Ma è solo la presidenza del Piano di zona ad aver scatenato lo scontro?
Su questo Nargi e i festiani dovrebbero fare chiarezza prima di tornare ad amministrare insieme. Dovrebbero assicurare che i contrasti sono superati sulla base di una rinnovata intesa programmatica. Perché il nuovo patto non può reggersi sulla spartizione dei posti in giunta, sulla concessione di un assessore in più o in meno, sulla scelta del presidente del Piano di zona. Non sarebbe una garanzia per Nargi, non sarebbe una pace onorevole per la città, non sarebbe dignitoso per i cittadini.
Infine, l’impressione è che la rottura tra Nargi e Festa sia insanabile, che non ci sia più reciproca fiducia. Forse perché l’amministrazione è nata da una anomalia quasi insuperabile: la sindaca non ha mai avuto una sua maggioranza. Il suo gruppo è azionista minoritario della compagine civica di Festa. Lei stessa è espressione dell’ex sindaco. I contrasti continueranno. Forse i festiani – e anche sempre di più Nargi – ne sono consapevoli e sono pronti respingere qualsiasi proposta, a mettersi all’opposizione e a sfiduciare la sindaca.