Di Mino Mastromarino
Il sindaco di Capri ha emanato un’ordinanza contro la petulanza dei commercianti affinchè “sia mantenuto un decoro generale e l’agevole circolazione pedonale e veicolare, senza che i turisti siano continuamente avvicinati e fermati da operatori commerciali di vario genere presenti sul territorio, che incuranti di tutto cercano di proporre le più disparate prestazioni di beni e servizi, non richiesti”.
Sebbene siano dubbie la potestà comunale di intervenire in tale ambito privato e la relativa applicazione pratica, l’iniziativa è lodevole, anche per essere spia di una vera e propria insofferenza sociale. E di una dilagante degenerazione della pratica mercantile. Sorprende pure il fatto che, nell’isola del turismo di lusso, ci sia il fenomeno dei venditori assillanti .
Non ci può bastare la solita discussione estiva sui limiti di godimento turistico di una bellezza naturale per cui – con buona dose di ovvietà, “Capri deve essere di tutti, ma non per tutti insieme”. La petulanza – si sa – è un atteggiamento di insistenza molesta e di invadenza inopportuna. E’ diventata la cifra del marketing. Di quello telefonico e digitale, in particolare. Non ha freni, non ha filtri. La riservatezza e l’intimità personali sono sistematicamente violate. Chi non riceve quattro o cinque chiamate al giorno da operatori della telefonia e venditori dei più disparati servizi, dallo scarico fognario ai congegni di produzione di acqua frizzante ? La parola più petulante e ingannevole in assoluto: i cookies. All’utente si finge di dare una scelta: vuole accettare o no ? Se non accetta, non va avanti.