“Svegliati Sud” non è solo l’ultimo lavoro del portavoce nazionale dei Piccoli Comuni Italiani, Virgilio Caivano. Ma è anche una esortazione, se volete disperata, che si fa ai politici di questa parte della Nazione, a chi deve interessarsene, alla loro apatia, o forse impotenza, rispetto a quello che sta accadendo alle aree interne. Se si tiene conto delle cose che non tornano in quello che è il piano strategico nazionale per le aree interne.
Ad aprile scorso, un documento non era certo speranzoso sulle sorti di circa quattromila Comuni. Infatti descriveva la loro situazione come una “eutanasia dolce”, destinata cioè a finire nel tempo. Ma quello non era che un primo documento. Un secondo, modificato, a qualche mese di distanza, conserva più o meno lo stesso tenore: anzi contribuisce a rendere più confuso un problema che avrebbe bisogno di certezze. E ci viene un dubbio: non è che dei piccoli Comuni delle aree interne nessuno ne vuole sapere? Chi è stato incaricato di mettere giù il documento “tecnico”, il Cnel, si è affidato ad un algoritmo. Ma siamo sicuri che è la cosa giusta? I piccoli Comuni, basta andare a visitarli, se mai avessero voglia e possibilità, hanno un cuore. Che batte, tra l’altro. Lo stesso ente non ha capito di cosa hanno bisogno quei territori.
Il comunicato stampa dell’associazione dei Piccoli Comuni Italiani continua dicendo che “la verità è che le aree interne non rientrano in alcuna visione strategica, semplicemente perché da trent’anni la classe politica nazionale è priva di strategia. Il fallimento del Pnrr ha solo reso evidente una realtà già nota: senza coesione sociale e riequilibrio territoriale, ogni investimento si trasforma in un’occasione mancata”.
Non e’ questione di destra o sinistra, la retorica politica e le polemiche non bastano più. “Sono il paravento di un’incapacità profonda, l’incapacità delle classi dirigenti di affrontare le vere sfide del nostro tempo: il declino demografico, l’impoverimento dei servizi, la fuga dei giovani, la marginalizzazione culturale ed economica”. Il Coordinamento rilancia con forza la necessità di:
Riforme istituzionali profonde, a partire da una revisione del ruolo delle Regioni;
Un piano ventennale di investimenti stabili e orientati al riequilibrio;
Una forte attenzione alla qualità della vita e alla permanenza nei territori;
L’adozione della legislazione differenziata, ovvero regole diverse per territori diversi, nate dai territori e non imposte dall’alto. La legislazione differenziata rappresenta oggi la sola via politica per riconoscere la pluralità dell’Italia, valorizzare la sua storia migliore e offrire risposte concrete a chi vive, amministra e costruisce futuro nei piccoli comuni.
“È tempo che i sindaci dei piccoli Comuni italiani si facciano promotori di una nuova stagione di protagonismo istituzionale. L’esempio dei primi cittadini di Roseto Val Fortore (Lucilla Parisi), Castelluccio Valmaggiore (Pasquale Marchese) e altri amministratori coraggiosi, mostra come si possa invertire la rotta con atti politici nobili e visione a lungo termine”.
L’incontro di Roseto, la conferenza stampa alla camera, il patto “Cimarosa” con il Ministro Valditara, e la presentazione del libro sulla legislazione differenziata a Torremaggiore, hanno già tracciato le prime tappe di una stagione estiva dedicata alle aree interne italiane.