La più piccola è la “reina” del Saharawi Occidentale. Nazza, sette anni, diventa subito il simbolo di un popolo che ha chiesto l’indipendenza, l’ha ottenuta, ma è ancora prigioniero. E che solo per qualche mese all’anno, quando parte il progetto con l’Anpas, può vedere come si vive liberi. E non in un deserto tra le tende e gli accampamenti. I bambini del Saharawi, che saranno nella cittadina ufitana fino al prossimo 24 luglio, questa mattina sono stati accolti dal sindaco e dagli amministratori per fare, insieme, la prima colazione e per conoscersi. Quelli che stanno a Grottaminarda, con la locale pubblica assistenza, sono dieci più due accompagnatori.
Il progetto, invece, prevede l’arrivo di 115 bambini in tutta Italia.”È importante il loro spirito di autodeterminazione – dice Michele De Luca, il presidente dei volontari grottesi -. E a questi bambini, che vivono senza istituzioni, sono avidi di capire quali sono i processi evolutivi di un paese civile”. Per questo il 95 per cento dei bambini.bini frequentano le scuole, tra le dune sabbiose del Sahara, e poi vanno all’università, in Spagna soprattutto. Un messaggio di pace lo ha lanciato il sindaco Marcantonio Spera. E di”democrazia” verso un popolo che non la ha potuta ancora conoscere. Perché occupata dal Marocco, che sfrutta le sue risorse minerarie. Anche Spera sottolinea come, spesso,” noi siamo distratti e potremmo sicuramente fare di più”. A breve, ci sarà un consiglio comunale per il riconoscimento dello Stato di Palestina, anche nel Benin il Comune interviene per la costruzione di pozzi per l’acqua.
“Siamo consapevoli del vostro stato di necessità – dice rivolto a Jalil e Lahbela, i due accompagnatori dei bambini Saharawi – e a causa dei nostri, piccoli problemi, chiudiamo gli occhi davanti a grandi disastri. Faremo di tutto per esservi ancora più vicini”. La delegata all’Istruzione, Marilisa Grillo, ha già pronti alcuni programmi a cui potranno partecipare Nazza, la piccola regina del Saharawi, e gli altri bambini. E li ospita per domenica alle attività ludiche e ai laboratori. Intanto la pubblica assistenza li ha portati a fare le visite mediche e sanitarie, nei centri medici di Grottaminarda. Kalil Mohamed, giornalista dell’agenzia di stampa Saharavi,in un misto di italiano e spagnolo, si dice”molto contento del contesto umanitario che ha trovato e della solidarietà ricevuta. Questi bambini vivono in condizioni difficili a causa della guerra ( contro il fronte Polisario, ndr). Ma noi vogliamo la pace. Da quelle parti è una situazione”paralizzata” ma, nonostante tutto, quel popolo è stato capace di istituire scuole, ospedali e un governo in esilio con tutti i ministeri, la Repubblica Democratica Araba del Saharawi.