di Michele Vespasiano
Sant’Angelo dei Lombardi e l’intero territorio altirpino subiscono un’altra pesante delusione. Nonostante le rassicurazioni del Governo e le promesse esplicite del Sottosegretario Sisto, intervenuto direttamente in Consiglio comunale a Sant’Angelo dei Lombardi, il Tribunale santangiolese (come pure quello di Ariano Irpino) non è stato considerato dal disegno di legge di ripristino delle sedi soppresse nel 2012.
Una decisione che suona come una vera e propria beffa, specialmente alla luce dell’inclusione di altre cittadine e contesti territoriali che non presentano, oggettivamente, peculiarità superiori a quella altirpina.
Alla vigilia il provvedimento aveva generato aspettative e speranze in Irpinia, da anni in lotta per il mantenimento dei presidi di giustizia sul territorio. Un’aspettativa che, come per i polli di Renzo, aveva messo contro le comunità di Sant’Angelo e Ariano, ognuna speranzosa di prevalere sull’altra. Alla fine nessuna ha vinto!
L’elenco finale predisposto dal Governo, infatti, ha clamorosamente ignorato le istanze delle due comunità che, pur essendo al centro di aree interne e afflitte da fenomeni di spopolamento, vedono negato un servizio essenziale per la cittadinanza e per lo sviluppo locale.
Questa esclusione, inoltre, arriva in un momento particolarmente delicato, dopo la lettura del nuovo Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne, che ha introdotto il concetto di “spopolamento irreversibile”. Una definizione che, purtroppo, sembra trovare tragica conferma nelle scelte politiche attuali.
La decisione del Governo Meloni appare, in questo contesto, come l’ennesima riprova di una “perversa strategia” che sembra voler condannare i territori interni dell’Irpinia a una “morte dolce”, privandoli di servizi fondamentali e accelerando il processo di declino.
Il ripristino dei tribunali non è solo una questione che attiene all’esercizio della giustizia, ma rappresenta un presidio di legalità, un volano per l’economia locale e un segnale concreto di attenzione verso le comunità che lottano contro l’isolamento e lo spopolamento. La presenza di un tribunale significa servizi per i cittadini, opportunità per i professionisti, un deterrente contro la criminalità e un collante per quanti potrebbero andare via. La sua assenza, al contrario, acuisce il senso di abbandono e la difficoltà di accesso alla giustizia per i residenti.
In questo scenario di grande delusione, resta profondo il rammarico per l’assenza di un vero “gesto di rottura” da parte di quei ministri e parlamentari che, solo a parole, si dichiarano legati al territorio irpino.
Le promesse non mantenute e la mancata incisività nell’orientare le decisioni governative a favore dell’Irpinia lasciano l’amaro in bocca e rafforzano la sensazione di essere un territorio dimenticato, nonostante le dichiarazioni di facciata. È tempo che alle parole seguano azioni concrete, per invertire la rotta e dare un futuro ai nostri territori.