L’Anci, sollecitata anche dalla sezione CAMPANIA, intende intervenire nel giudizio che verrà instaurato innanzi alla Corte Costituzionale a seguito della impugnazione della legge elettorale approvata dalla Regione CAMPANIA. Tale decisione, si legge in una nota, fa seguito alla delibera del Consiglio dei ministri del 22 luglio 2025, che ha espresso la volontà del Governo di impugnare la suddetta legge. La norma in questione vieta ai sindaci in carica di candidarsi alle elezioni regionali senza doversi dimettere anticipatamente. Una previsione che, secondo il Governo, “limita irragionevolmente i diritti di rappresentanza e partecipazione dei primi cittadini, escludendoli di fatto dalla competizione per un seggio in Consiglio regionale”. L’Anci, prosegue la nota, “concorda pienamente con la posizione espressa dal Governo, ritenendo che tale disposizione leda i principi generali di corretto funzionamento democratico del sistema istituzionale. Impedire ai sindaci di candidarsi senza dimissioni anticipate ostacola il loro fondamentale diritto di elettorato passivo”. Inoltre, l’Associazione, nel ribadire “l’importanza di garantire la piena partecipazione dei sindaci alla vita politica e istituzionale, riconoscendo il loro ruolo cruciale nel rappresentare gli interessi delle comunità locali, sottolinea come questa norma sembri compromettere l’interesse delle comunità locali ad avere un governo stabile. Un giusto equilibrio tra il diritto del singolo e il buon andamento della Pubblica Amministrazione può esplicarsi nel proseguimento del mandato del sindaco fino alla candidatura o, addirittura, fino alla proclamazione in un’altra istituzione”. La posizione dell’Anci trova, è spiegato, “una significativa conferma anche nella pronuncia della Corte Costituzionale depositata oggi, nella quale si dichiare l’illegittimità costituzionale dell’articolo 219 della legge della Regione Puglia numero 42 2024, anch’esso impugnato dal Governo, ritenendo che tale disciplina, soprannominata ‘anti-sindaci’, sia irragionevole e sproporzionata, nonché lesiva del diritto di elettorato passivo, in chiara violazione degli articoli 3 e 51 della Costituzione”. Posizione che Anci aveva sostenuto fin dalla presentazione dell’emendamento, denunciando come limitasse la possibilità per gli amministratori locali di competere ad armi pari alle elezioni regionali.