Gesualdo – Si sente”un’ape”, dice Francesca Albanese quando comincia a parlare dal palco, dopo essere stata in Comune ed aver ricevuto la cittadinanza onoraria. O un”vigile urbano”. Che dà indicazioni. Ma, forse, non è quello che vuole.”Mi venite dietro – dice a chi la ascolta, e come lei ha sfidato la pioggia pur di restare e far sentire la propria voce in nome di quelle dei palestinesi, perché volete aiutare, avete voglia di fare qualcosa per cambiare lo stato di cose che ha portato a questo orrore, a tormentarci? O vi state nascondendo?”. In verità è rivolta alle”istituzioni e non alla società civile di questo Paese”. Perché, da parte delle istituzioni,”c’è sempre stata una presa di distanza”. Una giornata che, comunque, non è mai stata messa in dubbio nonostante la pioggia che cadeva. Che, poi, invece ha fatto spazio ad un piccolo spazio di sole appena la relatrice speciale dell’Onu è salita sul palco allestito dove adesso c’è l’ufficio postale e tanti anni fa un campo sportivo. Appena arriva, Francesca si fa ospitare dalla sua gente che ha pronto qualche ombrello riparatore. E risponde, mentre firma le copie del suo”Quando il mondo dorme” a qualche domanda che le rivolgiamo. Le chiediamo perché il mondo, anche se non proprio tutto, si volge dall’altra parte quando si parla della questione palestinese, dei bambini che muoiono affamati, di uomini e donne disperati.”Innanzitutto non è stato sempre così. Io sono cresciuta, per esempio, in un’Italia molto diversa prima che la Palestina venisse derubricata. Comunque accade perché il mondo dorme, perché siamo diventati tutti più egoisti, più individualisti, più ignoranti. La loro fine è anche la nostra. E nella loro liberazione ci sarà anche la nostra”.” Nella mia terra d’origine, l’Irpinia – continua Francesca Albanese – provo la stessa emozione come dovunque a parlare di Palestina. Mi sembra una cosa retorica ma, alla fine, dovunque io vada riconosco la mia gente. Ed è bello essere accolti con tutto questo amore”. La sua gente è anche quella di Palestina.”Si perché la mia gente è l’umanità – risponde la relatrice delle Nazioni Unite incaricata dei diritti civili del popolo palestinese – . Tutti dobbiamo riscoprire di essere umani, che siamo tutti uguali, quelli di Gaza sono anche figli nostri. Non importa che siano israeliani o palestinesi”. Dopo l’intervento dal palco di un ragazzo palestinese, il quale sottolinea che”da due anni sta letteralmente cambiando il mondo”. E dice, con molta emozione, che”Gaza vive e tutta l’umanità apre gli occhi”. E che” si comincia a distinguere dove stanno ingiustizia e l’incoerenza”. Quando tocca a Francesca, qualcuno tra il pubblico non si sente bene ma viene subito soccorso dell’ambulanza del 118. Torna tutto a posto e la relatrice speciale dell’Onu dice”grazie per la cittadinanza onoraria conferitami ma non ho la possibilità né l’intenzione di andare in tutti i posti. Verrò se mi garantite che vi impegnerete”. Albanese non è più la persona”di tre anni fa quando ho cominciato questo lavoro per cui dobbiamo fare di più”. Quello che Francesca Albanese sta facendo per far conoscere la situazione di un popolo occupato, la Palestina, da un altro popolo, Israele, i cui militari uccidono le persone mentre vanno incontro ai camion che trasportano sacchi di grano, e che sparano in una chiesa piena di fedeli” non lo faccio per me – dice l’autrice di”Quando il mondo dorme”, che domani sarà al Palazzetto dello Sport di Ariano Irpino – ma è il sentimento che mi accompagna – . In questo momento di estremo dolore non ci è permesso di fare valutazioni”. All’incontro, organizzato dall’Associazione culturale Kaos, è intervenuto il sindaco Domenico Forgione, ha introdotto Giuseppe Mastrominico e moderato Rosanna Maryam Sirignano. Massimiliano Foà ha letto alcuni passi del libro scritto da Francesca Albanese.