Il direttore del Corriere dell’Irpinia Gianni Festa intervista il commissario prefettizio Giuliana Perrotta, insediatasi al primo piano di Palazzo di Città dalla fine del mese scorso dopo la caduta dell’Amministrazione Nargi.
Prefetto, questa prima esperienza che le consegna?
“Intanto una realtà esterna bellissima, non immaginavo fosse così bella l’Irpinia, sono rimasta veramente colpita, e anche una città che ha tanti posti molto belli e da valorizzare. Però una città che in questo momento ha bisogno di essere un po’ riportata sul sentiero di un utilizzo più avveduto delle risorse finanziarie”.
Una città ferita. Lei è ottimista per il futuro?
“Sì. Spero veramente di riuscire a far riprendere all’assetto finanziario del Comune il suo percorso regolare. Non è un percorso facile, è abbastanza complesso. In queste due prime settimane siamo stati tutti concentrati sulla questione dei fondi e dei finanziamenti che ci sono, per cercare di fare la quadra. Abbiamo adottato alcune delibere di riallineamento dei conti, che però non ci consentono di poter dire che abbiamo superato l’emergenza finanziaria. Bisogna seguire un percorso che si deve sviluppare nel tempo. Sarà necessario attuare tutta una serie di misure e di decisioni, alcune non molto piacevoli, che non adottiamo a cuor leggero, ma che comunque non intaccheranno assolutamente quelli che sono i servizi di base, essenziali”.
Una città che ha bisogno di recuperare dignità nei suoi simboli. Palazzo De Peruta?
“La sua storia e la sua rappresentazione materiale dicono che è la Casa Comunale e noi dovremo ritornarci”.
Quali sono le sue delusioni maggiori in questo periodo? Si sente sola?
“Non è una delusione, ma una preoccupazione, quella di riuscire a coprire dei buchi di bilancio che espongono il Comune ad un possibile dissesto finanziario”.
Il dissesto, lei lo ripete spesso, è il punto nodale. Se dovesse andare male sarebbe la fine ulteriore di questa città ferita. C’è la possibilità di recuperare in questo tempo che ha a disposizione?
“Credo di sì. Se dimostriamo concretamente di mettere in piedi una serie di azioni e quindi un percorso virtuoso, credo che avremo anche il sostegno degli organi di controllo”.
Noi veniamo da una tradizione un po’ populista, che in Irpinia si sente molto perché terra di civiltà contadina: la festa, le associazioni, festa, farina e forno… qualcuno mugugna ma molti invece capiscono cosa significa risanare il bilancio… lei che dice?
“Non è che per fare festa bisogna per forza avere molti soldi. Noi da giovani festeggiavamo pur non avendo niente, ognuno portava qualcosa e si andava avanti e si stava insieme. Questo spirito di comunità deve essere recuperato. E’ bello una città festosa, le luminarie, i fuochi d’artificio, ma non per questo se non ci sono non si può festeggiare e non si può stare bene insieme. Peraltro in questo momento storico a livello mondiale stona pure fare tanto scalpore quando sappiamo che in altri posti si combatte, si muore per fame… forse magari un minore sfarzo e una maggiore intimità non guasterebbe”.
Lei, signor prefetto, si trova nella città di Guido Dorso, uno dei più grandi meridionalisti e un intellettuale rigoroso dal punto di vista della morale e della legalità. Come si fa a recuperare quella legalità perduta in questa città con gli scandali che si sono succeduti e si ripetono…?
“Penso che la vita di una città non è fatta solo di grandi visioni e di grandi progetti, ma anche di piccole cose. Bisogna iniziare ad innescare nella gente anche la convinzione che insieme si può migliorare. Dai gesti più banali per poi passare ad azioni più importanti. E’ un percorso che bisogna fare tutti insieme, perché è un percorso che non può arrivare solo dall’alto o solo dal basso. Io vengo da fuori, sono un funzionario che viene ad amministrare una comunità, non rappresento questo territorio, per cui chiedo a questo territorio di aiutarmi. Sono una donna sola al potere, ma non voglio essere sola: voglio essere supportata, aiutata, consigliata. Poi chiaramente per le decisioni trarrò le conclusioni dagli input ricevuti dal territorio. Però avrò tutti gli elementi per decidere e non deciderò da sola in questa stanza”.
Cos’è per lei la legalità?
“La legalità è un insieme di cose. Non è solo rispettare la legge, ma anche imparare a rispettare gli altri. Attraverso il rispetto degli altri si rispetta anche la legge, è la famosa legge interiore di Kant”.
Qualcuno l’ha definita la Tatcher d’Irpinia, lei che dice, si sente tale?
“No. Non mi sento assolutamente tale. Perché molte delle azioni della Thatcher hanno risanato quel Paese, ma sono state anche molto lesive e dannose per le classi meno abbienti. Io assolutamente non voglio incidere in questo senso. Anche i tagli che abbiamo operato hanno sempre salvaguardato quelli che sono i servizi essenziali. Voglio invece tagliare sulle spese superflue e che tutto sommato non sono indispensabili: tra queste purtroppo ci sono anche i fuochi d’artificio e le luminarie, ma penso se ne possa fare a meno, voi che ne dite?”.
Per concludere, noi per tradizione, con il Corriere dell’Irpinia, a settembre abbiamo indetto la Due Giorni con il Corriere. La prima giornata riguarda la città: lei ci dà l’onore di aprire la manifestazione?
“Certamente”.