Si cerca la quadra, ma i nodi restano. E il tempo stringe. A settembre probabilmente sarà tutto risolto. Magari già dopo Ferragosto, tra colpi di scena e qualche colpo basso.
Ci sarà finalmente forse il passo di lato di Michele Emiliano, governatore della Puglia, e il passo in avanti dell’europarlamentare pd Antonio Decaro. Emiliano, che è al secondo mandato, vuole uno scranno in consiglio regionale: stessa cosa Nichi Vendola, anche lui già presidente pugliese. Però Decaro non vorrebbe i due ex tra i piedi: “Oramai è diventata una questione personale”, commentano i dem. Intanto secondo un recente sondaggio il centrosinistra è vincente. Anche senza Decaro.
In Calabria, dove si vota a inizio ottobre, per il momento non c’è uno sfidante a Roberto Occhiuto, che si ricandida alla guida della regione. Il centrosinistra punterebbe sull’ex presidente Inps Pasquale Tridico, oggi europarlamentare 5s.
In Veneto, a settembre si vedrà chi ha vinto il braccio di ferro tra Lega e Fratelli d’Italia che si scontrano per la successione al doge Luca Zaia. Che a sua volta prepara una sua lista.
Per il ministro alle infrastrutture e ai trasporti Matteo Salvini è scontato che tocchi alla Lega esprimere il dopo-Zaia, considerato il governatore non potrà ricandidarsi per il mandato quater. Secondo Giorgia Meloni e il coordinatore regionale di Fdi, Luca De Carlo, invece il Veneto è la regione dove “i patrioti” hanno ottenuto i risultati migliori a livello nazionale. Serve da parte della Lega “un atto di straordinaria generosità”.
Da quando nel 2010 Silvio Berlusconi candidò Zaia, cedendo la regione alla Lega, obiettano i meloniani, le cose sono cambiate: oggi c’è un partito con il 37% e uno col 15%.
Comunque in Veneto non c’è la data del voto. Forse le urne si apriranno entro il 23 novembre, come in Campania.
E come in Campania si deciderà tutto all’ultimo minuto. Il centrodestra non ha ancora un candidato: potrebbe essere il meloniano Edmondo Cirielli, vice ministro degli Affari esteri, o anche Giosy Romano, coordinatore della Zes .
Il governatore Vincenzo De Luca non è ricandidabile perché ha già due mandati. E allora a guidare il Campo largo c’è Roberto Fico, esponente del M5s. De Luca chiede in cambio che si celebri il congresso regionale del Pd – partito commissariato da tempo – perché pensa di piazzare il figlio Piero, deputato dem, alla guida del partito regionale. Non solo. Il governatore prepara una lista per le regionali, forse due, deciso ad incassare un consenso e un numero di consiglieri sufficiente a condizionare il prossimo governo regionale. Sempre che il centrosinistra vinca ancora.