di Virgilio Iandiorio
Nel 1740 Carlo III re di Napoli concesse “alla Nazione Ebrea un salvacondotto perché possa venire a trafficare ed a stabilire il suo domicilio ne’ Regni delle due Sicilie e loro dipendenze”. Lo fece non solamente per una questione di simpatia o di umana cristianità, ma “E perché per le felici esperienze fatte da altri Cristiani , e Cattolici Principi negli Stati loro, si è potuto da ognuno chiaramente discernere, che la Nazione Ebrea, la quale unicamente , e totalmente è intesa al Commercio; sia uno istromento assai proprio per fare apprendere a Popoli, malamente istrutti, le veraci arti , colle quali si dà moto alla Navigazione, e si estende da una Regione all’altra, quantunque rimota, e lontana”.
Le buone intenzioni del Sovrano si scontrarono con i pregiudizi atavici contro gli Ebrei, alimentati anche da una faziosità al limite del ridicolo e dalla insofferenza popolare. Come nel caso “verificatosi il 5 maggio 1742, del cuoco cristiano, scambiato per ebreo perché francese e dunque malmenato in occasione del mancato scioglimento del sangue di S. Gennaro, al quale egli trovava ad assistere” (Giancarlo LACERENZA, Carolus Rex Iudaeorum? Per una rilettura del rapporto tra Carlo III e gli ebrei, In L. Cerulli, Carlo di Borbone. Un sovrano nel mosaico culturale dell’Europa, Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, 2017)
Nel 1747 Carlo III firmò il decreto di espulsione degli Ebrei dal Regno di Napoli. “In considerazione de notori inconvenienti derivati dalla perniciosa dimora degli Ebrei al commercio, al buon ordine , alla nostra SS. Religione, alla quiete, e all’ edificazione del Cittadini, rivocammo, ed annullammo tutte le grazie, e privilegi, le immunità, le franchigie , ed ogni altra esenzione accordati avanti alla Nazione Ebrea , e contenuti nel precedente citato nostro Real Editto de 3 Febbrajo 1740”.
Ieri come oggi, i pregiudizi contro gli Ebrei sono tanto radicati, che è difficile estirparli, soprattutto quando su di essi soffia il vento della retorica politica, che mette insieme passato e presente, da Erode a Benjamin Netanyahu, con tutto il rispetto per il re del tempo di Gesù e per l’attuale presidente di Israele.