di Virgilio Iandiorio
Mi succede spesso che mi vengano sulle labbra parole che poi non profferisco. E’ una sorta di autocensura, che ti imponi tu stesso, diversa dalla censura che ti viene intimata da chi esercita un potere. E’, però, sempre un freno alla libera espressione di un pensiero, che nasce da riflessioni non stravaganti.
Ti viene voglia di chiedere a chi sembra aver trovato le cause dei mali che affliggono i nostri paesi, e le sbandierano nelle grandi occasioni: ma tu hai fatto qualcosa per sanarli?
Non lo dici, perché la tua voce non conta o conta troppo poco. E te ne stai in silenzio. I latini avevano due verbi per indicare l’azione dello stare zitti: silēre e tacēre, il primo era un atto creativo, come scrive Sant’Agostino: «Se taci, taci per amore, se parli, parla per amore»; il secondo è un atto negativo, perché semplicemente fa mancare la parola.
Che cosa si può dire di chi celebra se stesso? “Già il merito in se stesso, ma più ancora la sua celebrazione e la sua pubblica proclamazione ci infastidiscono e le buone azioni che meno distorciamo e critichiamo sono precisamente quelle che rimangono avvolte nel buio e nel silenzio (Plinio il Giovane, Epistole, lib. I,8, UTET 1973). E più esplicito, nella stessa lettera, Plinio aggiunge:” Non mi sfugge inoltre quanto sia grande l’anima che colloca nella propria coscienza piuttosto che nella voce popolare (in fama) la soddisfazione prodotta dalla virtù. La gloria infatti, deve venir dopo non essere cercata prima e se, per un’evenienza qualsiasi, non venisse, non per ciò l’atto che ha meritato la gloria risulterebbe meno bello. Coloro invece che celebrano con dei discorsi le loro benemerenze inducono a credere, non che le sbandierano perché le hanno compiute, ma che le hanno compiute per sbandierarle…La gente quando non riesce a distruggere un fatto, si avventa contro l’ostentazione di esso. Per cui se hai compiuto delle azioni che meritano di essere avvolte nel silenzio, censurano le tue azioni, se non taci quelle meritevole di lode, censurano il tuo comportamento”.