Non usa mezzi termini l’antropologo Vito Teti e denuncia con forza le scelte del Piano Strategico delle Aree Interne “Quelle parole restituiscono la volontà di abbandonare le aree marginali a loro stesse”. L’occasione è offerta da un confronto, nell’ambito di SponzEden, a Calitri con la scrittrice Donatella Di Pietrantonio sul futuro dei paesi. “Invece di definire politiche per il rilancio delle aree interne si parla di accompagnamento verso un declino irresistibile, invece di alimentare speranza, si insiste sull’impossibilità di favorire la rinascita, uccidendo ogni forma di progettualità. Mentre c’è bisogno di parole nuove che consentano di guardare al futuro con fiducia. Di qui la scelta di insistere su una parola come restanza per restituire dignità ad esperienze che erano state messe ai margini o trascurate, abbracciare nuove possibilità di vivere e ripopolare i paesi. Una scelta, quella della restanza, che ha alimentato una stagione di fermento, ha orientato scelte individuali, ha segnato l’inizio di rinnovata attenzione alle aree interne, fondando nuove pratiche. Oggi, più che mai, siamo chiamati a riempire il vuoto con il nuovo. Davanti a una malattia grave si cercano nuove medicine, invece di dichiararlo morto prima del tempo”. Durissima anche la scrittrice Donatella di Pietrantonio “Si celebrano le bellezze del territorio ma poi si tagliano ospedali, scuole, servizi, isolando i territori. Si mina il diritto alla salute, si svuotano gli ospedali, fino a restare buchi neri. Mentre bisogna indignarsi e chiedere che si imvesta sulla qualità della vita”