Un appello ai sindaci. E’ quello che arriva dal Comitato Uniamoci per l’Acqua che accoglie con favore la delibera approvata dalla Giunta Comunale di Montefredane, guidata dal sindaco Ciro Aquino, che chiede alla Regione Campania la dichiarazione dello stato di crisi idrica e al Governo il riconoscimento della gravissima situazione che interessa l’Irpinia.
“Si tratta – si legge nella nota del Comitato di un atto importante, nato dalle sollecitazioni dei cittadini esasperati da sospensioni, guasti e riduzione costante della risorsa idrica. È la prima volta che un Comune traduce in un atto deliberativo ufficiale la voce del territorio. Tuttavia, per il Comitato è necessario essere chiari: non basta parlare di “emergenza idrica”. Un’emergenza si affronta con autobotti, commissariamenti e misure tampone.
Quello che l’Irpinia vive, invece, è una crisi idrica strutturale, certificata da studi parlamentari e da dati ufficiali:
– reti vecchie e colabrodo, con perdite oltre il 55% nel Mezzogiorno;
– investimenti annui al Sud pari a 32 € per abitante, meno della metà del Nord;
– milioni di cittadini non allacciati a sistemi fognari o depurativi adeguati;
– famiglie costrette a non fidarsi più dell’acqua che esce dai rubinetti.
È questa la vera fotografia del cosiddetto water service divide, il divario nazionale che penalizza il Sud e che trova in Irpinia una delle sue espressioni più drammatiche”.
Dal Comitato la richiesta ai sindaci che entro il 10 settembre – data della visita in Irpinia del sottosegretario al Cipess, Alessandro Morelli – tutti i Comuni della provincia di Avellino approvino atti deliberativi analoghi a quello di Montefredane, chiedendo non solo lo stato di emergenza, ma soprattutto il riconoscimento della crisi idrica strutturale.
“Solo così – conclude il Comitato – il Governo non potrà limitarsi a promesse o passerelle, ma dovrà assumersi l’impegno di:
1. Finanziare con fondi straordinari nazionali ed europei il rifacimento delle reti idriche, senza gravare sulle bollette delle famiglie.
2. Sostenere subito le famiglie che vivono tra serbatoi, cisterne e autoclavi, con bonus dedicati.
3. Garantire una gestione pubblica e trasparente dell’acqua, con il coinvolgimento dei cittadini e senza aprire la porta ai privati”
Si ribadisce che “il 10 settembre non può e non deve essere una semplice passerella politica.
Se i sindaci irpini non si presenteranno compatti, il Governo avrà buon gioco a rimandare ancora.
Se invece il territorio farà fronte comune, la voce dell’Irpinia potrà finalmente ottenere risposte concrete.
L’acqua è un diritto. Non chiediamo interventi tampone, ma soluzioni strutturali”.