Di Anna Bembo
La crisi climatica avanza sulle Alpi senza conoscere confini. Negli ultimi 60 anni, l’Italia ha perso oltre 170 km² di ghiacciai alpini, l’equivalente dell’area del Lago di Como. Non solo i ghiacci si ritirano, ma anche il permafrost – lo strato di terreno o roccia che resta ghiacciato per almeno due cicli stagionali – sta mostrando segnali di degrado: in Germania, entro cinquant’anni, se ne prevede la scomparsa, con conseguenze allarmanti per la stabilità dei versanti.
Questi sono i principali dati emersi dalla sesta edizione di “Carovana dei ghiacciai 2025”, campagna di Legambiente condotta dal 17 agosto al 2 settembre lungo l’arco alpino, in collaborazione con la Fondazione Glaciologica Italiana e Cipra Italia. Otto i ghiacciai osservati: cinque in Italia (Adamello, Ventina, Solda, Bessanese e Ciamarella) e tre all’estero (Aletsch in Svizzera e i due della Zugspitze in Germania). Tutti mostrano lo stesso destino: arretramento frontale, riduzione di area e spessore e nuove colate detritiche.
Alcuni dati sono emblematici: la fronte del ghiacciaio di Solda è arretrata di 26 metri solo nell’ultimo anno, mentre il Bessanese ha perso 3,9 milioni di m³ di ghiaccio tra il 2010 e il 2023. Intorno, boschi e nuovi ecosistemi avanzano al posto dei ghiacci in fusione, trasformando profondamente il paesaggio alpino.
La campagna ha sottolineato anche il ruolo degli eventi meteo estremi, sempre più frequenti e intensi, nell’accelerare il collasso glaciale e aumentare l’instabilità dei versanti montani. Emblematico il caso di Blatten, in Svizzera, dove il crollo del ghiacciaio Birch ha cancellato un villaggio intero pochi mesi fa.
Oltre al monitoraggio scientifico, Carovana dei ghiacciai 2025 ha richiamato l’attenzione sulla necessità di comportamenti turistici più responsabili: pulizia dei sentieri, rispetto dell’ambiente e riduzione dei rifiuti in quota. Durante una delle tappe, sono stati raccolti plastica, mozziconi, tappi e persino oggetti insoliti come un catetere e un tubetto di crema solare.
Legambiente rilancia l’appello per azioni urgenti di mitigazione e adattamento, con piani nazionali ed europei che prevedano più energie rinnovabili, una governance condivisa dei ghiacciai e il potenziamento del monitoraggio scientifico. «I ghiacciai sono il termometro del clima, e la loro febbre sale di anno in anno», avverte Legambiente, che invita a firmare la petizione “Una firma per i ghiacciai” per chiedere interventi concreti. Perché ogni metro perso non è solo ghiaccio che si scioglie: è memoria che si cancella, acqua che mancherà, rischio che cresce.