Paolo D’Amato
Percorrere i sentieri che si inerpicano dalla piana di Montoro verso Forino ci pone di fronte a una serie di interrogativi: qual era, un tempo, il collegamento principale tra la suddetta piana e quella che ospita il nostro paese?
Da Preturo di Montoro sale una mulattiera, alle falde del monte Salto, che attraversa la serra del Mortelletto, passa davanti al Castelletto Parise e giunge infine nella piana di Forino. Lungo questo percorso si diramano deviazioni verso Piano Salto e verso il casale di Castello, girando a destra. Quest’ultima si congiunge con la mulattiera della Laura, che parte dalla località Valle di Preturo e sale lungo il monte Laura, sotto la rotabile moderna. Ma non finisce qui. Dalla zona delle sorgenti Laura e Labso, tra Preturo e Borgo, in epoca remota salivano altre due mulattiere: quella del Vallone dei Ciucci e quella del Vallone della Morte. Su quest’ultima si ipotizza possa essersi svolta la Battaglia di Forino del 663.
Un “cospicuo” numero di sentieri, dunque, convergenti verso un unico obiettivo: la Dogana di Castello. Prima di proseguire verso Castello, è utile inquadrare storicamente i tracciati stradali e le infrastrutture territoriali che, fin dal periodo romano, hanno influenzato lo sviluppo della zona e la nascita dei casali che compongono la Terra di Forino. In una tesi di laurea conservata dal compianto Vincenzo Riccardi si legge: “I casali, nati come aggregati di ‘domus elementari’ monofamiliari, si svilupparono fino ad assumere la conformazione attuale di ‘corti plurifamiliari’, caratterizzate dalla presenza di cortili che permettevano l’accesso al piano superiore tramite scale rampanti esterne.” Questo vale in particolare per il Casale Castello, che conserva ancora oggi la sua struttura medievale. Il territorio si presenta come una vasta piana circondata da un anfiteatro montuoso ricco di fitti castagneti. Una zona dal fascino straordinario, che ha sempre rivestito un ruolo strategico per la sua posizione geografica. Qui passava un importante asse viario, noto in epoca romana come “Antica Maiore” e successivamente come via dei Due Principati.
Con il dominio normanno, Forino acquisì un’importanza fondamentale: il suo castello era “in capite de domino Rege”, cioè tenuto direttamente dal Re, a conferma del suo valore strategico. Durante il periodo aragonese, la strada dei Due Principati divenne crocevia per i mercanti diretti a Benevento e Salerno, le principali città fieristiche dell’epoca. In questi anni, durante la signoria degli Orsini, fu avviata la costruzione del palazzo feudale (oggi Palazzo Caracciolo), attorno al quale si sviluppò il cosiddetto Corpo di Forino, sede dell’amministrazione civile del feudo. Contestualmente, si assistette all’abbandono del castello sul monte San Nicola. Nel periodo borbonico, il Meridione fu interessato da un’opera di rinnovamento che coinvolse anche le comunicazioni. La via dei Due Principati continuò a svolgere la sua funzione di collegamento, da cui la Terra di Forino trasse beneficio. Nel 1864 fu inaugurata la linea ferroviaria Napoli–Benevento–Foggia, che sottrasse all’Irpinia il ruolo di tramite viario e commerciale tra Napoli e le Puglie. Questo nuovo mezzo di comunicazione causò gravi danni socio-economici, soprattutto a Forino, che per secoli aveva prosperato grazie alla strada dei Due Principati. Durante il regno di Carlo I d’Angiò, nel 1287, si deliberò la scissione del giustizierato federiciano in due entità: il Principatus ultra serras Montorii (a nord) e il Principatus citra serras Montorii (a sud), separati dai monti Picentini. Forino, situata proprio al confine, fu alternativamente annessa all’uno e all’altro principato. In questo contesto, la Dogana di Castello assunse un ruolo centrale, essendo punto obbligato di passaggio per i sentieri. Da una ricerca di Pietro Dalena, Diritti e funzionari di passo. Per una lettura del sistema finanziario del regno, si apprende che la tassa dei passi, sin dalla prima età angioina, rappresentava una delle entrate più cospicue per la Corona. Tuttavia, il sistema fu spesso minato da funzionari corrotti e baroni infedeli, con un proliferare di passi illegittimi. Solo Ferrante, con l’editto super passibus del 28 settembre 1466, cercò di porre ordine, abolendo i passi abusivi e regolando quelli legittimi.
Queste informazioni aiutano a comprendere l’importanza della Dogana e il motivo per cui, nel corso dei secoli, la Terra di Forino fu oggetto di contese tra i feudatari. La Dogana mantenne la sua rilevanza fino alla prima metà del XVI secolo: nel 1569 fu autorizzata l’esazione al “Passo de la Contrata”, all’epoca parte del territorio feudale forinese. Con il mutare delle vie di comunicazione e degli interessi feudali, iniziò il lento declino della Dogana. I sentieri montani continuarono a essere utilizzati, soprattutto per il contrabbando, frequente fino alla fine della Seconda guerra mondiale. Una delle immagini più antiche della Dogana risale proprio a quell’epoca: una foto del 1944, tratta dal bollettino della Rutland Historical Society, mostra la Dogana di Castello attraversata dalle truppe americane dopo lo sbarco di Salerno. Questa foto è stata recentemente utilizzata come copertina di un volume storico dedicato al nostro paese.
La piana di Forino è sempre stata luogo di passaggio per eserciti, viaggiatori e mercanti. Con queste notizie, si spera di aver fornito al lettore gli strumenti per rivalutare l’antica Dogana di Castello, dimenticata dalla Storia ma sempre viva nel cuore di chi ha a cuore il territorio di Forino.