La memoria come atto di resistenza, come dovere civile, capace di parlare al presente. Parte da qui l’omaggio ad Elsa Morante nel 40° anniversario della morte, promosso dall’Associazione Nuova Dimensione Aps, presentato questo pomeriggio nell’ambito dell’incontro “Elsa Morante: tra narrazione e visione del mondo per le nuove generazioni”, introdotto dalla giornalista Marina D’Apice. Una progettualità finanziata dalla Regione Campania Politiche Culturali Turismo e destinata agli alunni delle Scuole Secondarie di II Grado di Avellino e provincia. E’ il presidente dell’Associazione Marco Perrotti a soffermarsi sulla nuova sfida dell’associazione che coinvolgerà ancora una volta i giovani impegnati con il percorso del servizio civile, con l’obiettivo di dialogare con le nuove generazioni. Mario Perrotti, anima dell’associazione, sottolinea come il progetto si inserisca in quello stesso itinerario finalizzato a promuovere l’amore per la lettura dedicato negli anni passati a Di Giacomo e Calvino. “Oggi, più che mai – spiega – dobbiamo insegnare ai ragazzi a riappropriarsi dello spazio del pensiero. Di qui la scelta di una scrittrice come Elsa Morante, capace di raccontare una realtà in cui è possibile riconoscere le emergenze del presente, rivolgendo il suo sguardo agli ultimi, alla difficile arte della sopravvivenza”. Ricorda come “Dobbiamo essere in grado di governare i mutamenti, arriva dalla società di oggi un forte appello alla responsabilità”.
E’ Gilda d’Apice, tra i docenti che fanno parte della squadra del progetto, a sottolineare la forza di un’autrice che insegna a immedesimarsi nell’altro, attraverso un linguaggio che ci ricorda la durezza dell’esistenza e la forza dei sentimenti. E’ quindi la dirigente scolastica Angelina Aldorasi a sottolineare come centrale nell’universo della Morante sia il tema della memoria “Dapprima come pilastro dell’identità individuale e collettiva, poi come atto di resistenza, che consente la creazione del proprio mondo interiore. In un romanzo come ‘L’isola di Arturo’ la memoria diventa rito di passaggio, strumento per accettare la perdita dei miti dell’infanzia, indispensabile per il passaggio all’età adulta. Fino ad un libro come ‘La storia’ in cui la memoria diventa dovere civile, dimensione collettiva e politica, che va al di là della storia ufficiale. La memoria dei vinti non è più atto privato ma imperativo da rispettare. In questo modo smette di essere un concetto astratto e diventa spazio per dialogare con i giovani”. Preziosa la testimonianza della professoressa Titti Capossela del liceo Virgilio che ha partecipato lo scorso anno con i suoi studenti al progetto “Siamo partiti dall’idea di vico per confrontarlo con quello di paese, familiare a molti ragazzi. Di Giacomo è diventato strumento attraverso il quale i giovani si sono interrogati sulle proprie vite sul valore dell’umanità in un percorso che ha abbracciato poi altri autori che scrivono in dialetto”. Il professore Pellegrino Caruso del Convitto ha posto l’accento sulla centralità di cui si carica la memoria da abbinare al ricordo che attraversa il cuore, proprio come tutto ciò che sperimentiamo attraverso l’arte.