In occasione del centenario della nascita di Antonio Ammaturo, Capo della Squadra Mobile della Questura di Napoli, ucciso insieme al suo collaboratore Pasquale Paola in un vile agguato terroristico delle Brigate Rosse il 15 luglio 1982, la Questura di Avellino ha organizzato un momento di riflessione e memoria: il questore di Avellino Pasquale Picone, ha voluto ricordare le figure di Antonio Ammaturo e Pasquale Paola organizzando un convegno dal titolo: ‘La verità ad ogni costo’, che si è tenuto presso il Polo Giovani della Diocesi di Avellino.
All’iniziativa hanno preso parte il Prefetto della Provincia di Avellino, Rossana Riflesso, le massime autorità civili, militari e religiose del territorio, nonché una rappresentanza di circa 130 studenti irpini con i loro docenti e dirigenti scolastici, coordinati dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Avellino, diretto dalla dottoressa Fiorella Pagliuca. Sono intervenuti il procuratore capo della Repubblica di Avellino Domenico Airoma, il presidente della Camera Penale Irpina, Gaetano Aufiero, il Prefetto in quiescenza e già Sottosegretario al Ministero dell’Interno, Carlo De Stefano, e il giornalista e conduttore televisivo Carlo Lucarelli.
L’incontro, moderato dal giornalista Generoso Picone,è stato arricchito dalla testimonianza delle figlie di Antonio Ammaturo, Gilda e Graziella, che hanno portato il loro contributo personale di memoria e riflessione.”Erano anni molto bui: c’era in atto- afferma Gilda Ammaturo- una vera e propria guerra, non soltanto qui in Campania, ma in tutta Italia, e a Napoli ancora di più. Ai giovani si trasmette l’esempio di mio padre. Spero che il suo insegnamento di vita – di non arrendersi mai, anche a costo della propria vita – sia recepito: bisogna sempre ricordare il suo sacrificio. Ma oltre alla memoria, occorre l’impegno di tutti noi per fare in modo che una cosa simile non accada mai più. Un uomo delle istituzioni, un uomo che è morto per difendere lo Stato, non deve essere considerato un pericolo o un obiettivo da eliminare. Per questo è necessario l’impegno di tutti i giovani. Vedo che, grazie a Libera e al lavoro degli insegnanti, è stato fatto un buon lavoro nelle scuole. Oggi i ragazzi conoscono il problema, e questo è già un passo molto importante: conoscere il problema è il primo passo per affrontarlo”.
“Lui era di Contrada e veniva qui con grande felicità. Ogni volta che tornava dai viaggi e vedeva Faliesi, la montagna dove – ricorda la figlia Gilda- aveva trascorso l’infanzia, provava sempre una grande gioia. Sono quindi contenta che anche ad Avellino ci sia un ricordo permanente in questura. Il coraggio deve tradursi in un impegno quotidiano: comportarsi secondo le regole della legalità e dell’onestà, agire con coraggio – il coraggio degli onesti, come quello di mio padre. Spesso si riaprono le pagine di questa storia: si conoscono i nomi degli esecutori, ma non dei mandanti. Noi siamo ancora in attesa di giustizia, dopo più di 40 anni.Mio padre è morto per difendere ognuno di noi. Dobbiamo chiederci quali verità siano state nascoste, perché a lui è stato impedito di far conoscere le sue indagini. Si può e si deve fare di più per comprendere cosa ci sia dietro la trama che ha portato alla sua morte. Chiediamo giustizia, soprattutto che venga fatta luce su questo delitto, uno dei più importanti e irrisolti della storia d’Italia”.
Il Questore Pasquale Picone ha ricordato l’impegno a tutela della legalità pagato con la vita da parte dei due agenti della polizia.”Ricordo di queste due figure: oggi la questura, ma direi tutta la comunità, comprese le scuole, si stringe attorno a questo ricordo. Pasquale Paola e Antonio Ammaturo sono stati due vittime della criminalità organizzata e del terrorismo. Non potevamo non ricordarli in questo momento.
Abbiamo voluto farlo qui, nel Polo Giovani, organizzando un convegno rivolto ai ragazzi. C’è bisogno di risvegliare le coscienze, di far sì che i giovani prendano in mano il loro destino e si impegnino in tutti i campi, soprattutto in politica. Questo è un giorno di riflessione, non solo di commemorazione. Ascoltiamo i giovani e dialoghiamo con loro. Questi sono i presupposti per poter ricostruire una società migliore, una società più giusta. Impegnarsi in politica, significa per i giovani,portare nuove energie, capaci di staccarsi dal passato oscuro, che ha caratterizzato la nostra italia”.
Accanto alle parole, la mostra realizzata dagli studenti del Liceo Classico Convitto Nazionale “P. Colletta” ha tracciato la vita e la carriera di Ammaturo. Ogni foto, ogni documento racconta un uomo che non cercava onori ma verità, un uomo che pagò con la vita il prezzo della sua onestà.