di Paolo D’Amato
Nel cuore dell’Irpinia, tra le pieghe della storia locale, riemerge un documento prezioso: il frontespizio di un privilegio concesso nel 1748 da Carlo III di Borbone all’Università di Forino. Il documento, qui in copia (l’originale era conservato presso l’archivio della vecchia Pro Loco), testimonia un momento cruciale per l’economia e l’autonomia giuridica del territorio.
A fornire una lettura approfondita del testo è stato il dott. Lucio D’Amore, esperto di lingue classiche, che ha interpretato il latino abbreviato e mutilo del frontespizio. Il privilegio, ottenuto “contro molte altre Università” grazie all’“biennale assistenza del Magnifico Dottore in utroque iure Don Giovanni Siniscalchi”, sancisce il diritto di Forino a tenere fiere e mercati, nonostante le contestazioni delle terre limitrofe.
Il testo è arricchito al centro dallo stemma di Forino, raffigurante un braccio armato con un mazzo di fiori, sormontato da una corona. Nella parte superiore, la Vergine Maria è circondata da Santi legati alla tradizione forinese: San Nicola, San Stefano, San Biagio, San Felicissimo e San Giovanni Battista. In basso, quattro gentiluomini in parrucca e livrea sembrano rappresentare le autorità locali coinvolte nel processo: il Sindaco, il Procuratore Generale, il Maestro di Fiera e il Maestro di Mercato, riuniti sotto il titolo di “Magister Nundinarum”.
Figura di origine medievale, il Magister Nundinarum incarnava l’autorità giuridica e amministrativa durante fiere e mercati. Nominato tra i notabili locali, era responsabile dell’ordine pubblico, della regolazione dei commerci, del controllo su pesi e prezzi, e della risoluzione delle controversie. La sua funzione sopravvisse fino al 1806, quando le “Leggi eversive della feudalità” emanate da Giuseppe Bonaparte abolirono le giurisdizioni baronali e ridisegnarono l’assetto municipale del Regno di Napoli.
Il privilegio del 1748 non è soltanto un atto giuridico, ma anche una testimonianza viva della capacità di una comunità di affermare i propri diritti in un contesto di tensioni territoriali e trasformazioni istituzionali. Come ricorda il dott. D’Amore, il documento era già noto “diversi anni fa in una cartellina di pelle con sopra lo stemma di Forino retto da due puttini”, e viene citato nel primo volume di Forino attraverso i secoli, dove si documenta la contestazione con le terre vicine per la celebrazione del mercato settimanale e delle fiere “abusivamente” tenute.
Grazie all’intervento del Procuratore Generale Giovanni Siniscalchi, le eccezioni forinesi furono accolte dal Tribunale regio, e il diritto di tenere fiere e mercati fu confermato.Il privilegio del 1748 è una finestra aperta sul passato, un documento che racconta non solo la storia di Forino, ma anche quella di un Regno in trasformazione. In un’epoca in cui il concetto di “bene comune” si traduceva in atti concreti e in difese appassionate davanti al potere regio, Forino seppe farsi valere. Riscoprire documenti come questo significa restituire dignità alle radici, comprendere il presente e, forse, immaginare con più consapevolezza il futuro.