“Carlo non smetteva mai di fare domande. Era un giovane allegro, innamorato di Dio, capace di vivere la santità nel quotidiano. Era convinto che la vita fosse sempre meravigliosa, ripeteva che tutti noi nasciamo originali ma che poi qualcuno finisce per morire come una copia. Non si tirava mai indietro, era sempre pronto ad aiutare i compagni, a mettersi in gioco. Sono stato suo insegnante per un anno al ginnasio, ho camminato con un santo ma non lo sapevo. Anche tra voi ci sono tantissimi santi, ragazzi e ragazze destinati a fare grandi cose. Ma dovrete essere attori e non spettatori della vostra vita”.
E’ la bellissima testimonianza di Fabrizio Zaggia, docente di religione di Carlo Acutis, morto giovanissimo e canonizzato nel settembre scorso, ad accendere il Giubileo della scuola, capace di riunire studenti e docenti. “Era convinto – racconta Zaggia, nel corso della celebrazione in cattedrale – che fosse possibile usare i diversi mezzi di comunicazione per insegnare il Vangelo e l’amore per il prossimo. Ricordo un bellissimo video sul volontariato a cui volle partecipare, raccontando il momento in cui ciascuno capisce ciò che da un senso alla propria vita, poichè da allora la sua esistenza non può essere più la stessa. Al tempo stesso, era un ragazzo pieno di vita, un giullare di Dio, un giorno non lo trovavamo in classe e all’improvviso uscì fuori dall’armadio, dove si era nascosto, col suo “Eccomi”, naturalmente beccandosi un richiamo”. Una testimonianza accompagnata dalle parole del vescovo Arturo Aiello che invita gli studenti a fare della propria vita un’opera d’arte, sottolineando il ruolo centrale della scuola nella formazione delle nuove generazioni. “E’ la scuola – spiega – ad educarci al rispetto dell’altro, ad abbattere barriere, ad accettare il parere di chi non la pensa come noi. Ci insegna a somigliarci, a scuola si va a lezione di umanità”.
Prezioso l’appello della dirigente dell’Ufficio Scolastico Fiorella Pagliuca che ha chiesto agli studenti di difendere sempre il valore della vita, raccomandando loro di credere in sè stessi e nei propri sogni, di chiedere aiuto quando sono stanchi e non riescono più ad andare avanti “In un tempo di buio abbiamo scelto con i nostri ragazzi la strada dell’incontro, della speranza, dell’impegno, dell’amore per l’umanità. Vi chiedo di mettervi al fianco di chi è solo, di prendervi cura gli uni degli altri scegliendo sempre di fare la differenza, con un sorriso, una parola di affetto, con la gentilezza perchè non si ripetano più episodi come quello di Paolo Mendico, suicidatosi, poichè vittima di atti di bullismo”.
Una festa, quella del Giubileo della scuola, partita dal Convitto Nazionale per fare poi tappa nello spazio antistante la Villa Comunale, sulle note del prete rap DPeppe per poi raggiungere la cattedrale ed attraversare la Porta Santa, con un corteo accompagnato da musica e preghiere, sotto la supervisione di don Antonio Fucci, direttore dell’Ufficio scuola della diocesi la cattedrale. Particolarmente apprezzata dai ragazzi la musica di DPeppe e dalla Gang “Il linguaggio del rap è molto attuale – ha spiegato d Peppe – da sacerdote ho scelto di utilizzarlo per dialogare con i giovani e trasmettere loro un messaggio di amore. La musica ha un potere straordinario perchè unisce. Ma più che Sanremo mi interessa la gente, la vita che si incontra in strada”. Soddisfatto don Antonio Fucci “Sono contento della grande partecipazione degli studenti, questo Giubileo è un modo per testimoniare la fede, di cui abbiamo tutti bisogno e ribadire che la speranza è più forte di tutto”.