“C’è bisogno di una nuova politica, di aria nuova”.
Lo si dice spesso.
“Ma è la verità. La politica non media più, non è risponde ai bisogni veri della gente. La politica non ha più una visione etica centrata sulla persona, sulla dignità della persona, sulla libertà, sulla partecipazione democratica e sulla giustizia sociale”.
Giuseppe De Mita, ex sindaco di Nusco, appassionato interprete e paladino del pensiero sturziano, amico del compianto padre Bartolomeo Sorge, ripete da tempo che il popolarismo è sempre più attuale, perché è moderno, o meglio perché “don Sturzo è stato profetico”.
La crisi della politica non inizia oggi.
“Sì, ma è il momento di guardare oltre una crisi politica non più sostenibile: mancano valori, idee e grandi leader. La finanza domina la politica. Una politica che ha perso fascino, significato, concretezza, forza”.
Che cosa vede oltre la crisi della politica?
“Padre Sorge diceva che da Napoli parte la nuova politica”.
E perché da Napoli?
“A Napoli ci sono sofferenza, fervore sociale, ci sono cultura e tradizione, a Napoli c’è una libertà politica che l’apparato non può controllare. Roma è apparato, Milano è soldi, economia, Napoli è creatività. Dal centro alle periferie”.
Che fare?
“Avevamo immaginato di mettere insieme una lista civica per le prossime amministrative. Ma non possiamo aspettare. Proviamo a presentare una nostra proposta per le regionali”.
Non siete fuori tempo massimo?
“Nel centrodestra e nel centrosinistra la scelta del candidato alla presidenza della Regione è stata tormentata: significa che c’è spazio per una alternativa”.
Un nuovo popolarismo?
“Un secolo fa proprio Sturzo ha dato le coordinate del tempo nuovo: basta seguirle. Vogliamo piantare il seme del popolarismo per far germogliare un polo della solidarietà, come voleva padre Sorge”.
Con chi?
“Associazioni, parrocchie, movimenti, le tante realtà sociali e culturali che ci sono a Napoli e in Campania”.
E avete pensato anche ad un candidato per la presidenza della Regione?
“Mi piacerebbe fosse Carlo Verna, giornalista, persona di grande spessore culturale, ricca di umanità, con una sensibilità profonda. Sarebbe perfetto”.
Avete un programma?
“Dignità della persona, interclassismo, valorizzazione dell’autonomia degli enti locali. Sturzo aveva capito tutto”.
Al posto del popolarismo c’è invece il populismo.
“Il populismo maschera interessi molto potenti dietro l’esaltazione del popolo. Milei in Argentina, terra di populismo, dal peronismo in poi, è l’esecutore della grande finanza: infatti si appella al popolo ma poi fa scelte impopolari e viene cacciato dai quartieri. Biden e Trump sono due facce della stessa medaglia. Il popolarismo è democrazia autentica. Significa coinvolgere, raccordare, crescere insieme”.
In tanti vogliono fondare un nuovo Centro. Lei che dice?
“L’esperienza della Dc è finita e il Centro è per gli opportunisti della politica.
Popolarismo non è clericalismo.
“Il popolarismo con la Chiesa c’entra fino ad un certo punto. Da sacerdote Sturzo propone laicamente un metodo politico e non una ideologia preconfezionata. Comunque non possiamo prescindere dal cristianesimo, da una riflessione di duemila anni. Personalmente, ho una lettura teologica della Storia e, come dicono i Papi, sono sicuro che dalla crisi della politica deve nascere una politica nuova”.
Ci vuole fede.
“Gettiamo il seme. Moro, che è stato l’ultimo sturziano autentico, si è battuto per un cambiamento politico radicale attraverso la rottura dello schema internazionale che teneva ingessata la politica italiana. Il popolarismo è un atto di coraggio”.