Rosa Bianco
La seconda giornata di celebrazioni alla Tenuta Ippocrate, ha lasciato nei partecipanti la sensazione nitida di aver preso parte a qualcosa di più di un semplice evento: un incontro tra scienza, cultura e identità mediterranea. Domenica 9 novembre, nel cuore verde dell’Irpinia, la Dieta Mediterranea è stata raccontata, analizzata, gustata e infine poetizzata, in un percorso che ha saputo intrecciare rigore accademico e calore umano.
La mattina del sapere: la scienza come fondamento della longevità
Il convegno del mattino, introdotto dal dottor Pasquale Luca Nacca, presidente dell’Associazione Insieme per Avellino e per l’Irpinia, ha posto fin da subito un tono alto e meditato: la Dieta Mediterranea come “strada maestra della longevità in salute”, reinterpretata alla luce delle più recenti acquisizioni della fisica quantistica e della biologia sistemica. La giornalista Rosa Bianco, con moderazione puntuale e sensibile, ha dato voce a relatori di grande spessore scientifico.
L’intervento della professoressa Maria Moreno, neo-rettrice dell’Università di Benevento, collegata da remoto, ha rappresentato uno dei momenti più alti dell’incontro. La rettrice ha posto l’accento sulla necessità di una formazione accademica che sappia coniugare scienza della nutrizione e cultura del territorio, sottolineando come la ricerca universitaria debba diventare motore di innovazione anche nel campo delle tradizioni alimentari. Ha parlato di “educazione alla complessità”, richiamando la responsabilità delle università nel costruire percorsi formativi capaci di integrare biologia, sostenibilità e storia alimentare. Le sue parole hanno dato dignità scientifica a un modello di vita troppo spesso ridotto a semplice moda salutistica.
Il dottor Bruno Corrado, veterinario dell’ASL di Frosinone e coltivatore di grani antichi, ha invece ricordato che la salute dell’uomo inizia dal suolo e dalla biodiversità agricola. Il suo intervento, appassionato e concreto, ha messo in luce il legame fra la qualità del cibo e la custodia della terra.
Il dottor Rocco Fusco, medico chirurgo e responsabile scientifico della Tenuta Ippocrate, nonché direttore scientifico e promotore del Convegno, ha collegato le dimensioni mediche e quantistiche della Dieta Mediterranea, evidenziando come i principi energetici dei cibi possano influenzare i processi cellulari e l’equilibrio psicofisico.
Il dottor Giovanni Moscarella, biologo nutrizionista e autore del volume La Dieta Biosofica, ha proposto un affascinante visione della fisiologia del nutrimento, offrendo una visione integrata della nutrizione come “atto di conoscenza e consapevolezza”.
Il contributo del “contadino custode” Giuseppe Pelullo ha riportato tutti alla concretezza della terra: la cultura mediterranea – ha detto – non è solo scienza, ma gesto quotidiano e memoria collettiva.
Il pranzo: scienza che diventa sapore
Alle 13.00, il convegno si è trasformato in esperienza sensoriale. L’ executive chef della Tenuta Ippocrate Aldo Basile, con la maestria sapienziale che lo contraddistingue, ha firmato un pranzo tematico capace di incarnare i principi discussi in mattinata. Ogni piatto è parso raccontare una storia di equilibrio: l’olio extravergine come filo conduttore, i cereali antichi come ritorno alla sapienza contadina, i vegetali come emblema di sostenibilità e salute. La tavola è diventata laboratorio di cultura gastronomica e manifesto vivente della Dieta Mediterranea, come stile di vita integrato.
Il pomeriggio: la parola che unisce scienza e umanesimo
Nel pomeriggio, la giornata ha compiuto la sua metamorfosi: dal sapere scientifico al sapere umanistico. Il reading poetico di Domenico Cipriano sul vino, presentato dalla professoressa Agostina Spagnuolo, esperta di civiltà contadina irpina, ha introdotto il Talk “Storie e Sapori Mediterranei”, un dialogo aperto fra scienza, letteratura e memoria. Con i suoi versi l’ illustre poeta ha offerto un raffinato esercizio di narrazione lirica e simbolica, in cui il vino è diventato metafora esistenziale e la parola poetica ha assunto il ruolo di custode della memoria collettiva.
Cipriano ha orchestrato versi e pause con una sensibilità che ha richiamato le grandi tradizioni mediterranee, mostrando come la poesia abbia potuto trasformare la quotidianità in esperienza estetica e cognitiva. La Dieta Mediterranea, nella sua lettura, è emersa non solo come pratica alimentare, ma come dispositivo culturale e spirituale, capace di intrecciare storia, identità e misura. La forza del suo intervento è stata nella capacità di conciliare riflessione e emozione, offrendo un esempio di come la scrittura poetica possa dialogare con altre forme di sapere — scientifico, storico e antropologico — restituendo alla cultura del cibo la sua dimensione più profonda e universale.
Da New York, Frank Iovine di origine campane, ha raccontato le radici affettive del cibo nel suo libro “Ricette e Ricordi di Nonno”, proponendo la Dieta Mediterranea come stile di vita, mentre Federico Curci ha portato la sua competenza sulla Dieta Mediterranea, illustrando con chiarezza e rigore scientifico l’importanza di alimentazione equilibrata e stili di vita sostenibili.
Il suo intervento ha sottolineato come la tradizione alimentare mediterranea possa diventare strumento di educazione e prevenzione, capace di unire ricerca, cultura e consapevolezza quotidiana, rafforzando il dialogo tra scienza e pratica culturale.
Tra le voci più significative del Talk “Storie e Sapori Mediterranei”, quella del Doctorchef Francesco Finizio, chef-medico, ha rappresentato un punto di equilibrio perfetto tra rigore scientifico e sensibilità umanistica.
Il Doctorchef Finizio, nel suo intervento, ha sottolineato come la Dieta Mediterranea sia una vera e propria “scienza del benessere”, basata sulla sinergia tra alimentazione, convivialità e rispetto dei cicli naturali.
Il suo approccio interdisciplinare — che unisce medicina, filosofia del cibo e cultura del gusto — ha messo in luce la possibilità di una nuova umanità scientifica, capace di integrare il sapere tecnico con la sapienza antica dei popoli mediterranei.
Il noto scrittore Giuseppe Tecce, ha saputo intrecciare, con la sua consueta eleganza narrativa, la dimensione letteraria con quella antropologica, restituendo al pubblico il senso profondo di una cultura che fa del cibo, del paesaggio e della memoria le radici di un’identità collettiva, proponendo dal suo ultimo lavoro “Racconti dall’ Irpinia” la narrazione delle sue “Le cannazze di Calitri”, a chiusura del cerchio, perfettamente coese al tema del convegno, collegando i principi scientifici della mattinata, con la dimensione etica e culturale del cibo.
Conclusioni: valore epistemico e prospettive future
La seconda giornata alla Tenuta Ippocrate ha offerto un modello operativo per la promozione della Dieta Mediterranea come oggetto di ricerca, formazione e pratica. Tre acquisizioni sono emerse con chiarezza:
La necessità di praticare ricerca interdisciplinare e traslazionale, come auspicato dalla Prof.ssa Maria Moreno, che integri università, servizi sanitari e produttori locali.
L’importanza della filiera: qualità nutrizionale e salute dipendono dalla connessione tra genetica varietale, pratiche agricole, trasformazione e preparazione culinaria.
L’efficacia comunicativa: per tradurre evidenze in comportamenti salutari servono narrazioni culturali persuasive, esperienze sensoriali e modelli pratici replicabili — ruoli svolti dall’esperienza nell’ orto botanico della prima giornata, ai pranzi e cena tematici di Aldo Basile, fino al talk umanistico.
Per il mondo accademico e per le istituzioni sanitarie, l’evento rappresenta un esempio replicabile: non basta produrre dati; è necessario tradurli in formazione, politiche locali e pratiche culturali. La Tenuta Ippocrate si pone così come arena in cui la scienza incontra la comunità e dove la Dieta Mediterranea può essere narrata, sperimentata e studiata in modo integrato.
Infine, la giornata ha rilanciato una riflessione più ampia: la longevità in salute non è un obiettivo raggiungibile esclusivamente con tecnologie o pillole, ma con una pluralità di interventi che coniughino qualità degli alimenti, educazione, ricerca e cultura. L’unità del sapere — quella che mette in dialogo biologia, agronomia, cucina e letteratura — appare non più come un ideale astratto, ma come condizione pratica per progettare stili di vita sostenibili e significativi.
Un’eredità viva
La giornata si è chiusa in un’atmosfera di compostezza e gratitudine. La celebrazione dei 15 anni della Dieta Mediterranea come Patrimonio Immateriale dell’Umanità non è stata solo una commemorazione, ma un atto di rigenerazione culturale. Alla Tenuta Ippocrate, la scienza ha dialogato con la poesia, la ricerca con la memoria, la teoria con il sapore. È in questa armonia, delicata e preziosa, che la Dieta Mediterranea ha rivelato la sua vera forza: non una dieta, ma un linguaggio universale di vita.






