Lo ZiaLidiaSocialClub rende omaggio al grande regista David Lynch con uno dei suoi capolavori. Appuntamento sabato, alle ore 20.30, al Cinema Multiplex con: The Elephant Man con Anthony Hopkins, John Hurt, Hannah Gordon, Anne Bancroft, John Gielgud, Wendy Hiller, Freddie Jones, riflessione sul mostruoso e sul rapporto con l’alterità. Apparirà chiara che colui che appare un mostro è in realtà un essere umano, peraltro estremamente sensibile, e intelligente, che ha resistito a un ambiente profondamente svantaggiato, alla povertà, all’ignoranza, senza farsi contaminare da essa.
Londra, fine Ottocento: John Merrick è un uomo colpito da neurofibromatosi, malattia che gli deforma le ossa del cranio e gran parte del corpo. Vive come fenomeno da baraccone, in un clima di angherie e soprusi, fino a quando un medico, il dottor Treves, lo “acquista” per portarlo in ospedale e studiare il suo caso. L’uomo è solo apparentemente incolto, e dimostra inattese capacità intellettuali e umane. L’eco suscitata nella buona borghesia induce addirittura la casa reale ad interessarsi a lui. Secondo film di Lynch (dopo l’esordio “Eraserhead. La mente che cancella” del 1977), nasce da una sceneggiatura di Eric Bergen e Christopher De Vore, basatisi su resoconti del vero “uomo elefante”, in principio destinata a Terrence Malick, poi approdata a Lynch per l’interessamento di Mel Brooks, convinto delle qualità del giovane regista dopo la visione di “Eraserhead”. La mostruosità nella filmografia lynchiana ritorna in questa realistica e umanissima descrizione in costume, illuminata dallo splendido b/n di Freddie Francis. Il film fu candidato a ben otto statuette agli Oscar, ma non ne vinse neanche una. “Il film diventa così una delle più commoventi riflessioni sullo sguardo e sulle responsabilità dell’istinto voyeuristico, perché la vita di Merrick è narrata come un continuo confronto con gli sguardi degli altri”. (Il Mereghetti)



