Nel triennio 2021-2024 il Mezzogiorno registra una crescita economica sorprendente rispetto al resto del Paese: il Pil aumentato dell’8,5%, contro il +5,8% del Centro-Nord, grazie soprattutto all’effetto espansivo del Pnrr che nel biennio 2023-2024 vale circa 1,1 punti di Pil al Sud, contro lo 0,9 nel Centro-Nord.
Così l’ultimo rapporto Svimez 2025 sull’economia e la società del Mezzogiorno.
Edilizia, manifattura e Comuni
Due i settori in particolare a trainare la crescita: le costruzioni, con un valore aggiunto aumentato del 32,1% (24,2% nel Centro-Nord), e la manifattura in aumento del 13,6% nel quadriennio.
Gli investimenti pubblici dei Comuni sono più che raddoppiati: da 4,2 a 8 miliardi tra il 2022 e il 2025, con performance di attuazione del Pnrr spesso migliori rispetto a quelle regionali.
Il Pnrr
Secondo le previsioni, il Mezzogiorno continuerà a crescere più del Centro-Nord nel 2025 e nel 2026, con un +0,7% previsto l’anno prossimo (contro +0,5%). Dal 2027, un rallentamento a +0,6%, sotto il +0,9% previsto per il Centro-Nord, per via dell’indebolimento dell’impulso del Pnrr.
Occupazione
E ancora: tra il 2021 e il 2024 l’occupazione nel Sud è cresciuta dell’8%, ma nello stesso tempo si è intensificato l’esodo dei giovani: 175mila 25-34enni hanno lasciato il Sud tra il 2022 e il 2024.
Tra i laureati che partono, la quota arriva al 50% per gli uomini e al 70% per le donne, con circa 40mila laureati meridionali che ogni anno si trasferiscono al Centro-Nord o all’estero.
La perdita economica legata al costo di formazione di chi se ne va viene stimata in oltre 6,7 miliardi l’anno verso il resto del Paese, più1,2 miliardi per chi emigra all’estero.
La qualità del lavoro
Il paradosso sta nella qualità del lavoro creato: l’aumento dell’occupazione giovanile si concentra soprattutto nel turismo, primo settore per nuovi addetti under 35 (+36mila). Un comparto che offre molte opportunità, ma con scarsa domanda di competenze qualificate, mentre sei giovani occupati su dieci al Sud sono laureati.
Il paradosso dei salari
E poi c’è la questione salariale: tra inizio 2021 e il secondo trimestre 2025, i salari reali nel Mezzogiorno hanno perso il 10,2% del potere d’acquisto, contro l’8,2% del Centro-Nord. Nel 2024, l’indicatore di in-work poverty e’ salito al 19,4% al Sud (contro il 6,9% al Centro-Nord), equivalenti a 1,2 milioni di lavoratori poveri.
La povertà
Nello stesso anno, l’incidenza della povertà assoluta è arrivata al 10,5%, con circa 100mila nuovi poveri; tra le famiglie in affitto, la quota sale al 24,8%.
Le questione energetica
Sul fronte energetico e industriale, invece, emergono segnali di forza strutturale. Nel 2024 il Sud ha coperto con rinnovabili il 115% dei propri consumi, generando un saldo verde positivo. L’88% delle richieste di connessione in fase avanzata quelle con maggiori probabilità di realizzazione si concentra nel Mezzogiorno, pari a 70,6 GW sui 80,3 complessivi.
La Zes
La ZES Unica ha inoltre accelerato i tempi autorizzativi, riducendoli da oltre 98 giorni a circa 54, e nel periodo marzo 2024-giugno 2025 sono state rilasciate 687 autorizzazioni uniche per 3,7 miliardi di investimenti. Il quadro che ne emerge è quello di un territorio che cresce, investe e dimostra capacita’ amministrativa crescente, ma che continua a perdere il suo capitale umano migliore e a scontare criticita’ strutturali su salari, povertà e qualità dell’occupazione.
Giannola: “Segnali di ripresa grazie al Pnrr che non riescono ad incidere sulle dinamiche migratorie”
“Il Rapporto SVIMEZ 2025 mette in evidenza grazie al PNRR persistenti segnali di ripresa dell’economia e del lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno che, tuttavia, non riescono a incidere e prevalere sulle dinamiche migratorie e sulle prospettive di vita delle giovani generazioni. Si conferma infatti che tanti giovani scelgono le Università del Nord soprattutto perché offrono qualificate prospettive di opportunità di lavoro anche, e sempre più, fuori Italia.”.
Lo afferma il presidente della SVIMEZ, Adriano Giannola, in occasione della presentazione del rapporto annuale sull’economia e la società del Mezzogiorno (in questa edizione con il titolo “Freedom to move, right to stay”) presentato stamane nella Nuova Aula del Palazzo dei Gruppi Parlamentari della Camera. “L’emorragia di giovani italiani altamente formati investe anche il Centro-Nord che, pur perdendo capitale umano a vantaggio di poli stranieri, lo recupera ancora grazie alle migrazioni interne dal Sud. Al Mezzogiorno, quest’emigrazione qualificata infligge una perdita secca e impone una drastica segregazione ai giovani meno “ricchi e formati” che rimangono e alimentano il boom dell’occupazione soprattutto nel terziario dei servizi a basso valore aggiunto e precario; al contempo l’industria manifatturiera ristagna o perde colpi. Per trattenere le competenze nelle regioni meridionali e uscire dalla trappola dei bassi salari e del lavoro povero la priorità è garantire la qualità dell’occupazione e delle retribuzioni. Se è vero che nel periodo 2021-2024 il Sud cresce più del Centro-Nord, è altrettanto vero che in quegli anni contiamo ben 100mila poveri in più nel Mezzogiorno.
A conti fatti, il contributo decisivo alla crescita meridionale è venuto dall’edilizia, sostenuta in una prima fase dagli incentivi del vituperato – malgovernato Superbonus, poi dagli investimenti pubblici legati al PNRR, al quale hanno dato una spinta importante tra il 2022 e il 2025 gli investimenti dei Comuni, che sono raddoppiati. Come suggeriscono le nostre previsioni, il Sud continuerà a crescere più del Nord finché c’è il PNRR: alla fine di questo vero e proprio “intervento straordinario dell’Europa” che accadrà? Se non è errato dire che le risorse del PNRR hanno prevalentemente mirato alla revisione e manutenzione di un sistema che non cresce da troppi anni, si conferma l’aspettativa che riprenda il deludente tratto delle Politiche di Coesione. Ma fare sviluppo vuol dire cambiare, non limitarsi a “tenere assieme i pezzi”. Una valutazione che non riguarda solo il Sud, ma anche per molti versi il Centro-Nord, quindi l’intero Paese. Non a caso la Commissione Europea diagnostica l’Italia prigioniera nella “trappola dello sviluppo”.
Eppure, avremmo potenzialità che non sfruttiamo adeguatamente, sintetizzabili in primis nella posizione privilegiata nel Mediterraneo, che offre vantaggi comparati per realizzare la “doppia transizione” programmata dalla UE. Mettere in campo sistematicamente e non per caso, tra le celebrate energie rinnovabili, la risorsa geotermica contribuirebbe e non poco alla nostra autonomia nella transizione energetica. Per le aree meridionali, che ne hanno in abbondanza, sarebbe un potenziale complemento alle mai avviate Autostrade del Mare, essenziali per realizzare la “Logistica a valore”, articolata in porti e retroporti attrezzati e favoriti dai privilegi fiscali delle Zone Doganali Intercluse”.
Mattarella: “Da Svimez significativo contributo a coesione”
“La presentazione del rapporto annuale Svimez illustra una panoramica puntuale sulle evoluzioni sociali, demografiche ed economiche del Mezzogiorno. Le analisi elaborate dalla Associazione, fornendo dati e proposte mirate al superamento delle criticità di alcune aree del nostro Paese, sono occasione preziosa per individuare linee di sviluppo per la comunità nazionale, significativo contributo al consolidamento della coesione”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al presidente Svimez, Adriano Giannola, in occasione della presentazione del rapporto annuale. “A tutti i presenti all’odierno incontro rivolgo il mio saluto, unitamente agli auguri di buon lavoro”, conclude il Presidente della Repubblica.



