E’ Franco Fiordellisi, esponente della Cgil, a intervenire sul rapporto SVIMEZ 2025 nel contesto campano e del nuovo governo regionale. “Il Rapporto SVIMEZ 2025 conferma ciò che da anni denunciamo come sindacato e come forza progressista: nel Mezzogiorno, e in Campania in particolare, si osservano segnali di ripresa economica, ma la crescita non riesce a trasformarsi in sviluppo. Le ragioni sono profonde e strutturali: la nostra regione continua a perdere giovani, competenze e futuro. Giovani e competenze: la vera emergenza campana Secondo la SVIMEZ, il Sud cresce, ma non riesce a trattenere i suoi giovani migliori. Le ragazze e i ragazzi campani scelgono università del Nord e dell’estero non solo per la qualità formativa, ma soprattutto perché altrove esistono opportunità lavorative qualificate, oggi sempre più globali. Il Centro-Nord, pur perdendo capitale umano verso l’estero, continua ad attrarne dal Sud. Il Mezzogiorno, invece, subisce una perdita definitiva, mentre chi resta spesso è costretto a lavori poveri e precari nei servizi a basso valore aggiunto. Questa è la vera frattura generazionale della Campania: crescita economica senza ascensore sociale. PNRR: crescita temporanea, non trasformativa Il rapporto SVIMEZ rileva che la crescita del Mezzogiorno negli anni 2023-2024 è stata trainata dall’edilizia – prima dagli incentivi privati, poi dagli investimenti pubblici del PNRR. È un ciclo espansivo, utile ma non strutturale. Gran parte della crescita meridionale prevista per il 2025-2026 dipende ancora per oltre il 60% dagli investimenti PNRR”.
Fiordellisi sottolinea ” senza una strategia industriale regionale, senza governance delle aree interne e senza interventi sulla qualità del lavoro, alla fine del PNRR la Campania rischia di tornare indietro. La “trappola dello sviluppo”: l’Italia si ferma, il Sud arretra La Commissione Europea definisce l’Italia un Paese intrappolato in una crescita stagnante. La SVIMEZ conferma che nel Sud questa trappola è ancora più insidiosa: • produttività debole nei servizi, • salari troppo bassi a compensazione della bassa produttività, • una manifattura che perde posti di lavoro, • spesa pubblica storicamente insufficiente in sanità, scuola, PA e trasporti. Lo dicono i numeri: nonostante la crescita del PIL, nel Mezzogiorno ci sono 100mila poveri in più tra il 2021 e il 2024. È l’effetto dei lavori poveri, non dei “non lavori”. Campania: lavoro buono, infrastrutture, energia pulita La SVIMEZ individua le leve che il Paese non sfrutta: posizione nel Mediterraneo, logistica avanzata, porti e retroporti, energie rinnovabili, geotermia, autostrade del mare. Le nostre queste indicazioni diventano impegni concreti: a) Lavoro di qualità e salario dignitoso Senza buoni salari, senza stabilità contrattuale e senza formazione continua, non c’è possibilità di restare. La Campania deve diventare terra di lavoro qualificato, non più riserva di manodopera precaria. b) Transizione energetica come politica industriale La geotermia campana va integrata nella strategia regionale per creare filiere industriali, comunità energetiche e nuovi distretti produttivi. c) Logistica integrata e Mediterraneo Porti, retroporti, aree industriali, ZES e corridoi interni devono generare valore aggiunto, non solo movimentazione merci. Le aree interne devono essere connesse fisicamente e digitalmente alla costa: nessuno sviluppo è possibile se Avellino, Benevento, l’Alta Irpinia e o ampie aree restano ai margini. d) Una PA forte e capace La SVIMEZ conferma che dove la Pubblica Amministrazione funziona, cresce anche l’economia. Serve una governance unificata delle aree interne, uffici tecnici associati, competenze, personale e pianificazione. È la condizione per spendere bene e in tempo le risorse europee. E poi la scelta: restare deve tornare un diritto Il messaggio politico che emerge dal Rapporto SVIMEZ è inequivocabile: senza un cambio di rotta, il Sud crescerà finché dureranno i fondi europei; finiti quelli, ricomincerà la discesa. Noi scegliamo un’altra strada”.



