Il caso della leva obbligatoria, montato ad arte sui mass media, è inesistente: è durata in Italia fino al 2004 e da allora nessun governo, compreso l’attuale, ha mai inteso riattivarla. Nonostante questo è bastato interpretare in maniera “libera” gli indirizzi dettati dal ministro Crosetto qualche giorno fa, per rispolverare lo spettro della “naja”. Tant’è che lo stesso ministro ha dovuto ribadire pubblicamente che nei nuovi indirizzi si parla esplicitamente di “leva volontaria”, per mettere fine alle polemiche e alle strumentalizzazioni. Si era mosso anche il sindacato Lisipo (Libero Sindacato di Polizia) per condannare l’ipotesi dell’obbligatorietà: “C’è chi ripropone nuovamente la ‘ricetta’ della leva obbligatoria – si legge in un comunicato del sindacato diffuso questa mattina –. Parrebbe che costui (politico) voglia chiedere il ripristino del servizio militare obbligatorio. E’ invalso in taluno, il convincimento che tanti giovani, siano ‘mammoni’ o, comunque, poco ‘maturi’, incivili, ecc. ecc. perché non avrebbero fatto il ‘militare’. Argomentazioni assurde e fuori luogo”.
“Oggi – continua il sindacato – un esercito a leva obbligatoria, sia pure della durata di pochi mesi non serve a nulla, anzi, danneggia notevolmente i nostri giovani che già hanno enormi difficoltà a trovare un lavoro, con la leva obbligatoria, potrebbero vedersi precludere le già poche possibilità di lavoro. Oggi in larga parte dei Paesi del mondo, gli eserciti, sono composti da professionisti e sono tanti i giovani che aspirano ad entrare in maniera permanente e che, addirittura, dopo alcuni anni di permanenza, non riescono ad essere collocati nei ruoli delle nostre Forze Armate”.
“Giovani a ferma breve, rinnovabile sino a 4 anni e sono tanti, coloro che attendono l’occasione per far parte di un esercito di professionisti. Se si vuole aiutare i nostri giovani, quella della leva obbligatoria, è una proposta totalmente sbagliata, fuori dalla realtà, dal buon senso, dalla storia. Pensiamo a trovare un futuro per i nostri ragazzi e l’idea di far tornare indietro, le lancette della storia, si giudica da se”.



