AVELLINO- Il Nuovo clan Graziano non esiste. Almeno per come era stato configurato e ricostruito da Antimafia e Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino nell’inchiesta nata da alcuni raid intimidatori (per cui c’era l pubblico ministero della Dda di Napoli, Luigi Landolfi (che ha coordinato le indagini insieme al pm antimafia Simona Rossi) ad ottobre aveva chiesto 21 anni i reclusione per Fiore Graziano e Antonio Mazzocchi. Diciotto anni di reclusione per Ludovico Domenico Rega. Invocata l’assoluzione per Salvatore Graziano. Subito dopo la requisitoria del pm, hanno discusso gli avvocati degli imputati: i legali Sabato Graziano, Antonio Iannaccone e Raffaele Bizzarro.
Per il tribunale di Avellino il nuovo clan Graziano operativo tra il 2017 e il 2019 sarebbe stato un gruppo che agiva con metodo mafioso, ma non era una vera e propria organizzazione con al vertice Fiore Graziano e Antonio Mazzocchi. Le motivazioni della sentenza saranno note entro novanta giorni, ma i giudici del collegio presieduto dal giudice Gian Piero Scarlato, hanno assolto dalla contestazione di associazione a delinquere di stampo camorristico tutti i presunti partecipi al Nuovo Clan Graziano.L’unica condanna riguarda Domenico Lodovico Rega, per un reato di natura diversa: la detenzione di un fucile, senza l’aggravante mafiosa. La pena è di due anni e sei mesi.
Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, il “Nuovo clan Graziano” avrebbe ripreso forma dopo la scarcerazione di alcuni membri storici della famiglia, fra cui Fiore e Salvatore Graziano. L’ipotesi era quella di una riorganizzazione interna finalizzata a riaffermare il controllo su estorsioni e intimidazioni nel Vallo di Lauro, all’interno di un contesto segnato dalla contrapposizione con il clan Cava.
Le richieste della Procura erano state pesanti: 21 anni per Fiore Graziano e Antonio Mazzocchi, 18 anni per Rega. Un impianto costruito in larga parte su intercettazioni e conversazioni ambientali, ritenute indicative, secondo l’accusa, di una rinnovata struttura di potere.
Gli imputati hanno sempre respinto ogni coinvolgimento. Nelle dichiarazioni spontanee rese il 28 maggio 2024 — un passaggio centrale del dibattimento — Fiore e Salvatore Graziano, insieme a Rega, avevano ribadito la propria estraneità ai fatti, negando qualsiasi appartenenza o contributo a un’organizzazione criminale.
Le difese, rappresentate dagli avvocati Raffaele Bizzarro (per Fiore e Salvatore Graziano), Sabato Graziano (per Antonio Mazzocchi) e Bibiana Iannaccone (per Domenico Lodovico Rega), avevano messo in evidenza la fragilità delle risultanze investigative e l’assenza di elementi capaci di provare un vincolo associativo.
Il Tribunale ha ritenuto che l’impianto accusatorio non reggesse al vaglio processuale. Le intercettazioni, le dinamiche ricostruite dagli inquirenti e l’ipotesi di una nuova leadership del gruppo non sono state considerate sufficienti a dimostrare l’esistenza di un sodalizio mafioso.



