Si è chiuso oggi presso il tribunale di Avellino il processo che vedeva imputati il titolare dell’IMS, Antonio Di Bari, e il medico incaricato delle visite agli operai, con l’accusa di falso ideologico. Al termine di una breve camera di consiglio, il giudice monocratico Gian Piero Scarlato ha pronunciato l’assoluzione più ampia, con la formula “perché il fatto non sussiste”, dopo un procedimento durato almeno sette anni dalla denuncia iniziale.
Di Bari era difeso dall’avvocato Teodoro Reppucci, mentre il medico del lavoro era assistito dall’avvocato Gaetano Aufiero. In aula era presente anche la Procura, rappresentata dal viceprocuratore onorario Angela De Nisco, che pur riconoscendo possibili irregolarità nelle procedure, ha chiesto l’assoluzione, ritenendo che dalle testimonianze raccolte non emergessero elementi sufficienti per una condanna oltre ogni ragionevole dubbio.
Il processo era scaturito dalla denuncia di un’operaia, costituitasi parte civile insieme alla CGIL, rappresentata dall’avvocato Fernando Taccone. Le indagini avevano portato all’escussione di 86 operai dell’IMS e alla contestazione della falsificazione delle visite mediche e dei relativi certificati. Secondo l’accusa, alcuni operai, assunti senza essere sottoposti alle visite, avrebbero avuto documenti compilati in maniera irregolare dall’azienda. I fatti contestati risalgono al periodo tra il 2014 e il 2015 e furono accertati dai Carabinieri della Stazione di Aquilonia.
Le difese hanno sostenuto, sulla base dell’istruttoria, che non vi fosse stata alcuna manomissione o falsificazione delle cartelle mediche. L’avvocato Reppucci ha evidenziato come la presenza di dati derivanti da anamnesi storica familiare, ricavabili solo tramite visite effettive e attività di consulenza medica, dimostri la genuinità dei documenti prodotti dall’azienda. Altri elementi presentati in aula hanno contribuito a convincere il giudice della correttezza delle procedure.
L’avvocato Aufiero ha aggiunto che la contestazione originaria avrebbe dovuto essere riqualificata, trattandosi di un reato diverso da quello inizialmente ipotizzato dalla Procura. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni.



