E’ ‘Eighty Plus” del regista serbo Zelimir Zilnik ad aggiudicarsi la vittoria del festival Laceno d’oro. Una pellicola che si fa denuncia forte di speculazioni edilizie e sfruttamenti agricoli, spaccato della storia della ex Jugoslavia. Protagonista è Stevan, ultraottantenne pianista jazz, che dopo 60 anni vissuti in Germania, ma in continua tournée per tutta l’Europa col suo quintetto, torna in Serbia per accettare la restituzione post-socialista della tenuta dei suoi genitori. Un premio a “Eighty Plus, “perché sembra di sentire oggi As Time Goes By su un pianoforte austriaco che ha attraversato tutta la storia della Jugoslavia scomparsa.”. Due Menzioni Speciali per Yrupẽ di Candela Sotos “Il film è come la dolce attesa di 79 minuti per vedere sbocciare una pianta di un raro ecosistema, un film realizzato da una giovane regista che promette di fare lo stesso” e per Punku di Juan Daniel Fernández Molero “Il film si esprime attraverso un linguaggio visivo unico, che unisce la realtà quotidiana a quella del mondo spirituale attraverso una struttura frammentata e non convenzionale”. A decretare i vincitori una giura guidata dal maestro Andrei Uijika e composta anche dal produttore finandese Jani Poso e Donatella Palermo e il montatore Joe Bini.
Il Premio Miglior Film nella sezione “Gli occhi sulla città” è stato assegnato a Lengua Muerta di José Jiménez, che si aggiudica il premio di Euro 1500, dalla giuria composta dal critico, programmatore e docente Giulio Sangiorgio, dal regista Leandro Picarella e dalla curatrice, direttrice dell’American Film Festival di Breslavia e del programma U.S. in Progress Urszula Śniegowska. La motivazione così recita: “Per l’inventiva capacità di far dialogare una testimonianza inascoltata dalla Storia con un’immagine pungente, irrequieta, anche disturbante a livello sensoriale, dando consistenza a un documento audio sepolto nel buio con un’immagine povera e potente che prova a cercare una luce, il premio “Gli occhi sulla città” va a Lengua Muerta di José Jiménez.”.
Menzione Speciale a Samba infinito di Leonardo Martinelli “Per come “gli occhi sulla città” di questo film sanno oltrepassare la festa, il carnevale, le cartoline di Rio de Janeiro per toccare – in modo commovente e profondo nei contenuti e leggiadro e brillante nella forma – un trauma nascosto, non solo personale, la menzione speciale della giuria va a Samba infinito di Leonardo Martinelli.”.
Case cadute di Gianluca Abbate, che rilegge il terremoto del 1980, si aggiudica il Premio Laceno d’Oro Spazio Campania “Chiara Rigione”, assegnato dal regista, sceneggiatore e produttore Toni D’Angelo, la giornalista de Il manifesto Lucrezia Ercolani e il programmatore del MedFilm Festival, co-creatore di Karawan Fest Alessandro Zoppo.
Il film vince il premio di Euro 1000 “per la capacità di portare il movimento nel cuore dello spazio urbano, reinterpretando il trauma del terremoto in Irpinia in una chiave che unisce persone, ambiente e oggetti, tutti accomunati dall’esistere e dunque anche dalla possibilità di cadere. Il mondo è re-incantato attraverso le possibilità in espansione del cinema con uno sguardo fermamente rivolto al futuro ma radicato in una memoria collettiva che ha segnato un’intera generazione. Un’opera che esplora frontiere ibride e sovverte regole, ribadendo l’identità e il valore unici del cortometraggio. Coraggio tematico e visione restituiscono al cinema la sua funzione più alta: dare forma al nostro presente attraverso l’immaginazione”.
La Menzione Speciale va a Una cosa vicina di Loris G. Nese, “per il coraggio di affrontare lo stigma a viso aperto e di indagare un’eredità che non è stata scelta ma che rimane appiccicata come un fantasma, che il cinema può forse finalmente smascherare. Il rapporto teso tra ecosistema famigliare e unicità dell’individuo vive nei non detti, e in ciò che finalmente si riesce a dire davanti a una telecamera, che diviene catalizzatore di verità. Un film avvincente per la sua capacità di raccontare il connubio tra passato e presente in un luogo di sangue e radici, incrociando documentario e animazione con un fare concreto della ricostruzione che trasforma il personale in universale”.
Il Red Couch Award per la distribuzione, consegnato dalla casa di distribuzione indipendente Red Couch Pictures, è stato assegnato invece a Randaghi di Enrico Motti ed Emanuele Motti “Per aver dato vita a un racconto essenziale e intenso, in cui due anime erranti percorrono luoghi di confine sospese tra smarrimento e desiderio di riscatto. Il loro viaggio, apparentemente senza direzione, si trasforma in un percorso interiore che rivela fragilità, attese e un bisogno silenzioso di incontro. Con eleganza sobria e forza poetica, il film traduce periferie deserte, notti dilatate e spazi marginali in paesaggi dell’anima, restituendo profondità e dignità a esistenze spesso invisibili. Nel progressivo rarefarsi del mondo attorno ai protagonisti, la deriva assume il valore di una rivelazione, una luce discreta che affiora dal margine. Per la capacità di illuminare ciò che solitamente resta nell’ombra e di trasformare un vagare incerto in un gesto di autentica umanità, il Red Couch Award va a Randaghi di Enrico Motti ed Emanuele Motti”.
Per la giuria popolare, nella sezione “Laceno d’Oro 50” è Je suis la nuit en plein midi di Gaspard Hirschi, ad aggiudicarsi l’Audience Award “Franca Troisi”, storia di un don Chisciotte dei nostri tempi che attraversa Marsiglia e ne racconta le trasformazioni urbane e sociali. Un premio per lo sguardo aperto all’immaginazione che caratterizza i due protagonisti con l’auspicio “che si possa immaginare un seguito del film ambientato ad Avellino”, Menzione Speciale a Méteors di Hubert Charuel in collaborazione con Claude Le Pape, mentre per la sezione “Spazio Campania” vince l’Audience Award Lei di Parsifal Reparato, capace di farsi denuncia della condizione di vita delle operaie nell’industria tessile ed elettronica in Vietnam, una condizione non così diversa da quella di tanti operai in Europa, menzione speciale per Lievete da annanze o’sole di Halim Mohammed, ritratto di una Napoli meticcia e invisibile, in cui le voci della diaspora si intrecciano in un canto collettivo. E’ il regista Halim Mohammed a sottolineare, nel ritirare il riconoscimento, l’orgoglio per il premio ad un film che racconta la possibilità di una identità italiana che abbracci anche altre culture.
Premio Laceno d’Oro Team Ammar al-Beik per TrepaNation “per l’entusiasmo, la passione e la dedizione al cinema”.Un premio salutato con emozione dal regista che lo dedica ai palestinesi e spiega come in questi giorni abbia imparato ad amare Avellino, capitale del cinema indipendente. Un appello quello di “Free Palestine” che risuona più volte nel corso della serata.
A presentare la serata il direttore artistico Maria Vittoria Pellecchia e Francesco Forgione. Sono, poi, Tonino Spagnuolo, presidente del Circolo Immaginazione e Nunzio Cignarella a tracciare un bilancio dei 50 anni del Festival “che per fortuna si mantiene giovane, grazie alla forza del team. L’auspicio è che sia il punto di partenza di una nuova lunghissima stagione”. Costante il richiamo a Pier Paolo Pasolini nelle dichiarazioni di tutti i giurati, a conferma della forte vocazione del festival legata a un cinema del reale. Mentre Maria Vittoria ricorda che “se il circolo Immaginazione non avesse ripreso l’eredità del festival di Camillo una rassegna come questa non avrebbe potuto esserci”.
Fondato da Pasolini nel 1959 insieme agli intellettuali irpini Camillo Marino e Giacomo D’Onofrio il Laceno d’Oro, nato per valorizzare l’Irpinia con una rassegna cinematografica di ispirazione neorealista, è organizzato da Circolo ImmaginAzione di Avellino, presieduto da Antonio Spagnuolo, con la direzione artistica di Maria Vittoria Pellecchia, responsabile della programmazione Aldo Spiniello.
Negli ultimi anni il Laceno d’Oro International Film Festival ha ospitato cineasti quali Paul Schrader, Abel Ferrara, Alexander Sokurov, Arnaud Desplechin, Elia Suleiman, Jia Zhangke, Marco Bellocchio, Robert Guédiguian, Olivier Assayas, Amir Naderi, Pedro Costa, Aleksej German Jr., Julio Bressane, Carlos Reygadas, Laurent Cantet, Franco Maresco, Paolo e Vittorio Taviani, Mario Martone, Ken Loach, Miguel Gomes, Stéphane Brizé, Jean-Pierre e Luc Dardenne, e molti altri.






