Alle elezioni regionali, sempre alleati, Elly Schlein e Giuseppe Conte dovranno ritrovarsi alle politiche del 2027. L’alleanza alle regionali c’è stata e spesso ha funzionato: in Umbria e Sardegna, “conquistate” nel 2024, nelle Marche, in Campania (dove ha vinto Roberto Fico), in Calabria, Toscana (qui ha vinto Eugenio Giani), Puglia (a trionfare Antonio Decaro) e Veneto, il Campo largo è stato sempre unito. Ne fanno parte Pd, M5S, Avs e Iv, spesso, sempre meno, Azione. Sono partiti accomunati da battaglie comuni in Parlamento: per il salario minimo, il congedo paritario, la mozione unitaria per chiedere di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina, la risoluzione comune sul Def, 16 emendamenti presentati alla Manovra. A dividere l’alleanza è la politica estera. Pd da una parte e M5S-Avs dall’altra, sul sostegno militare a Kiev.

Ma il nodo vero è il candidato alla premiership del Campo largo. Diverse soluzioni per arrivare a un accordo. Il metodo centrodestra: chi prende più voti decide. Lo strumento del Pd sono invece le primarie di coalizione. Ma bisognerebbe che tutti fossero a favore. A spuntarla molto probabilmente sarebbe Schlein: il Pd è il partito maggioritario nel centrosinistra.

Conte mette sul tavolo invece la sua esperienza maturata a Palazzo Chigi: è stato due volte premier. Ci sono infine gli outsider: Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, che vuole essere baricentro di cattolici democratici, moderati e progressisti.

Ci sono poi Silvia Salis, sindaca di Genova, civica e trasversale; Antonio Decaro, governatore Pd della Puglia; il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Ma serve anzitutto un programma, come ricordano il deputato Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, e Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e deputato alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra. Trovare una intesa sulle cose da fare è tutt’altro che scontato.



