SERINO- E’ stata la giornata dedicata al turismo: mentre in mattinata la Provincia di Avellino ha presentato il Modello Irpinia, a Serino, nel pomeriggio, si è presentato un altro strumento ai fini turistici: dal comitato delle radici è già operativa la D.M.O. Irpinia, che sta per Destination Management Organization”. I primi passi sono stati fatti la scorsa estate a Montevergine, e difatti Mercogliano è il Comune capofila. In principio ne erano cinque, poi la platea si è allargata all’area della bassa Irpinia e del Serinese. Delle possibili prospettive se ne è parlato questo pomeriggio nella sala consiliare di Serino.
Dopo i saluti del sindaco Vito Pelosi, il collega di Mercogliano, Vittorio D’Alessio, è entrato nello specifico, cercando anche di sgomberare il campo dagli equivoci, quando ha sottolineato che la «Dmo non è in competizione con nessuno, ma è uno strumento al pari degli altri, e anzi è un invito alla Provincia a porsi come strumento più incisivo e inclusivo, e alla Regione a farne oggetto di legislazione regionale».
La Dmo si pone l’obiettivo di attirare flussi turistici, operazione non semplice, e di cogliere l’interesse degli italiani all’estero. Se ne contano 80 milioni, come ha ricordato Giuseppe Di Guglielmo, coordinatore regionale del progetto Pnrr turismo delle radici. Mercoledì 8 marzo si terrà un incontro online per entrare nel dettaglio anche del bando ministeriale.
Durante il convegno moderato dal direttore del Corriere dell’Irpinia, Gianni Festa, è toccato a Pasquale Gallicchio, coordinatore territoriale del comitato delle radici irpine, spiegare l’evoluzione del percorso che ha visto in campo tanti protagonisti sul territorio e anche oltre i confini strettamente provinciali, assieme a sindaci, privati e associazioni, e a persone impegnate nella cultura e nel sociale: tra gli altri, presenti al tavolo dei relatori, Emanuela Sica e Ottaviano De Biase. In sala amministratori e sindaci di diversi comuni, il presidente provinciale Unpli, Giuseppe Silvestri, il presidente degli industriali, Emilio De Vizia.
Su tutto, ha sottolineato Gallicchio, «va costruita l’identità dell’Irpinia, la sua idea, quella di una Irpinia riconoscibile. Questo sforzo serve a unire gli anelli della catena, non a spezzarla. Ma non ci può essere turismo senza i servizi sul territorio, dalla sanità ai trasporti. Lotta allo spopolamento, gestione dei flussi turistici e necessità di fare rete sono gli obiettivi da raggiungere, per il turismo dell’accoglienza».
Il convegno si è avvalso dei contributi tecnici degli operatori che da mesi stanno lavorando al progetto, come Vincenzo Castaldo, presidente Glocal Think e coordinatore dei comitati delle radici italiane, Federico Campoli, destination manager, Alessandro Alvino, tour operator della Florida. E poi professionisti del settore: Emilia Bonaventura, Gerardo Basile, Marika Manganiello.
Per fare turismo serve guardare oltre i confini, vincere il “costume italico” della litigiosità, e affidarsi alle nuove strategie di comunicazione: ne è convinto l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio, che insegna turismo sostenibile alle Università Milano Bicocca, Roma Tor Vergata e Napoli Federico II.
“Turismo sostenibile”, appunto, come necessità e come strumento, come occasione da cogliere per vincere la sfida contro lo spopolamento. Un turismo che ricorra alla digitalizzazione, altro mezzo per favorire la permanenza nei propri paesi. L’ex deputato e presidente dei Verdi fa l’esempio di Guardia Sanframondi, in provincia di Benevento, dove la comunità si è arricchita di inglesi che, grazie alla digitalizzazione, hanno trovato le ragioni per restare in quel paese.
E poi il turismo che sappia vendere il territorio senza chiudersi nei propri confini: «Sorrento è tra le mete più visitate, perché non vende solo se stessa, ma allarga l’offerta agli altri siti turistici in Campania. L’Irpinia dovrà fare lo stesso, pensando a soggiorni lunghi e su un territorio vasto. Pena, la scomparsa dei piccoli comuni, a causa del crescente spopolamento».