La lista di Vincenzo De Luca, A testa Alta, chiude la sua campagna elettorale ad Avellino. Non a caso. Il presidente della Regione nella sala gremita del Partenio spiega il perché: “Nel momento in cui, con l’autonomia differenziata, si tenta di mettere in campo un progetto che rischia di dividere il Paese e di incrinare l’unità nazionale, credo sia doveroso ricordare una figura simbolica del nostro Risorgimento: Francesco De Sanctis. De Sanctis non fu soltanto un grande intellettuale, ma un politico e un maestro che ha dedicato tutta la sua vita alla costruzione di una coscienza nazionale. Studiò e insegnò a Napoli, conobbe il carcere borbonico e vi trascorse due anni e mezzo. Un’esperienza durissima che, paradossalmente, arricchì l’Italia, perché in quel periodo approfondì la lingua e la cultura tedesca. Costretto poi all’esilio, insegnò a Zurigo, per tornare infine in Italia come Ministro della Pubblica Istruzione. Tutto il suo percorso politico, culturale, civile fu orientato a un obiettivo: dare a un Paese appena nato quella consapevolezza collettiva che mancava, perché l’Italia, a differenza di altre nazioni europee come la Gran Bretagna, la Francia o la Spagna, non aveva alle spalle secoli di storia unitaria. De Sanctis contribuì a colmare quel vuoto. La sua Storia della letteratura italiana è uno dei monumenti più alti della nostra cultura”, dice De Luca. Al suo fianco i candidati irpini della lista: Lucia Fortini, Antonello Cerrato, Ilaria Di Gaeta e Pino Rosato.
Per De Luca, “Francesco De Sanctis rimane una fonte permanente di ispirazione per il nostro Paese e per le nuove generazioni. E per Avellino, la sua terra, rappresenta un patrimonio culturale e civile da custodire con orgoglio.
Ma non è stato l’unico grande figlio di questa provincia. L’Irpinia ha espresso personalità di rilievo nazionale: nell’Ottocento Pasquale Stanislao Mancini, grandissimo giurista; nel Novecento Gabriele Pescatore, artefice della grande stagione infrastrutturale della Cassa per il Mezzogiorno. E ancora: Fiorentino Sullo, Gerardo Bianco, Nicola Mancino, Ciriaco De Mita.
Pensando a questo straordinario retroterra culturale e politico, permettetemi di dire a voi della nostra lista che siete gli eredi naturali di questa grande tradizione. Io non ho vissuto la dimensione accademica: ho frequentato le terre dei contadini, la vita semplice delle comunità. Ma proprio per questo so quanto sia importante custodire e rinnovare quel patrimonio ideale che l’Irpinia ha saputo esprimere nei secoli”, continua De Luca.
E ancora, il governatore mette nel mirino il ministro Matteo Salvini che ieri aveva annunciato che, in caso di vittoria di Edmondo Cirielli, ci sarebbe stato il passaggio alla gestione dello Stato dell’Eav, la partecipata regionale del trasporto pubblico locale: “Abbiamo trovato l’Eav – ricorda De Luca- sepolto da una montagna di 700 milioni di debiti: non pagava neanche il gasolio. Non solo l’abbiamo risanato, ma abbiamo investito miliardi: oggi la Campania ha 1.600 bus e 150 treni nuovi di zecca”.
De Luca si dice preoccupato “per l’eventuale ritorno della politica politicante, con le sue contrattazioni permanenti, uno a me e uno a te, che noi abbiamo spazzato via negli ultimi dieci anni”.
Poi l’affondo: “Devo segnalare che gli amici di Fratelli di Italia sono alla disperazione, sono ridotti a mentire in maniera spudorata. Questo è un atteggiamento che usavano nel ventennio”. E su quanto detto da Giorgia Meloni e dal Governo sulle liste di attesa smentisce: “Non è vero”. Sul servizio atteso di Report precisa che nessuno è andato parlare con qualcuno della Regione Campania: “I dati vanno direttamente sul cup. Da altre parti si fanno le truffe”.
Il governatore assicura che sarà sempre presente anche senza avere un incarico istituzionale: “Nessuno deve preoccuparsi, ma devono stare attenti. Perché, non avendo più incarichi istituzionali, mi sentirò più libero. E di sicuro non sarò frenato da alcun inibitore: darò voce al mio istinto più profondo. Io sono un pacifico guerriero, ma non mi devono rompere le scatole”.
De Luca rivendica ciò che ha fatto: “A differenza di certi signori, io non ho la vocazione per l’opportunismo politico. Fortini ricordava che in questi anni abbiamo lavorato per difendere i nostri diritti, non per piegare la testa e chiedere favori. I nostri diritti li abbiamo conquistati a testa alta, mentre altri non hanno detto una parola per anni contro il governo Meloni, sostenendo che chi sta nelle istituzioni deve ‘collaborare’. Come se noi fossimo qui per non collaborare, Collaboriamo, certo. Ma c’è chi ha la predisposizione a fare il maggiordomo e chi intende restare un uomo libero. Questa è la differenza”.
De Luca ricorda com’era la Campania dieci anni fa: “Quattro milioni e mezzo di ecoballe, i rifiuti ai primi piani dei palazzi, aziende di trasporto fallite, una sanità commissariata. E oggi qualcuno viene a dirci facciamola diventare di nuovo grande. In questa campagna elettorale hanno raccontato una quantità di bestialità impressionante. Una falsificazione continua. È un’abitudine che viene da lontano. La Meloni, a Padova, ha detto che in Veneto una prima visita neurologica si fa in trenta giorni, mentre in Campania in un anno. Le ho già espresso il mio apprezzamento per queste perle”.
E allora De Luca entra nello specifico: “Sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) eravamo l’ultima regione d’Italia. Non venivano approvati i consuntivi da tre anni. Non avevamo un piano ospedaliero né le reti tempo-dipendenti: la rete dell’infarto, quella dell’ictus, del politrauma, l’oncologica. Oggi queste reti ci sono e funzionano: permettono a un cittadino di arrivare nell’ospedale giusto entro 30-40 minuti e salvarsi la vita.
Siamo diventati un modello nazionale per gli investimenti in edilizia sanitaria: il piano più ambizioso d’Italia, con dieci nuovi ospedali da realizzare oltre a quelli già completati, e 172 Case di Comunità – qui in Irpinia comprese.
Abbiamo affrontato problemi enormi, ma oggi possiamo presentarci così: l’ospedale Moscati è uno dei più qualificati della Campania; l’oncologia è tra le più importanti d’Italia, con liste d’attesa lunghe come accade ai reparti di eccellenza; la procreazione medicalmente assistita è un’eccellenza; altri reparti hanno risultati straordinari”.
E poi la “battaglia” per l’ospedale di Solofra: “Quante imbecillità abbiamo ascoltato. Ci siamo mossi con serietà, come ricordava Lucia: abbiamo creato gli Ospedali Riuniti di Avellino, integrando Solofra e Moscati. Oggi Solofra è un ospedale eccellente, e ci abbiamo investito oltre 30 milioni di euro.
C’erano ospedali destinati alla chiusura: Sant’Angelo dei Lombardi era condannato, Ariano Irpino lo abbiamo raddoppiato. E tutto questo lo abbiamo fatto con 10.000 medici in meno e 200 milioni di euro in meno.
E oggi, me lo ha scritto due ore fa l’assessore Cinque, da una riunione a Roma, continuano a tagliare fondi alla Campania. Ci stanno portando via altri 80 milioni di euro per la sanità pubblica. Una rapina. Miserabili”.
Sul trasporto pubblico: “Oggi ad Avellino abbiamo la stazione degli autobus più bella della Campania, e un’azienda di trasporto solida, con bilanci in ordine. Certo, c’è stata una diminuzione dei viaggiatori e dei finanziamenti nazionali, ma abbiamo assunto almeno 1500 persone, per la prima volta nella storia della Campania. E non abbiamo fatto porcherie: i giovani sono entrati perché lo meritavano”. Conclude: “Questi sono i fatti. Questa è la Campania che abbiamo costruito. E questa è la Campania che dobbiamo difendere”.




