Era un legame forte quello che univa Pino Cantillo all’Irpinia. La sua famiglia era di origini grottesi e più volte era stato ospite in provincia di Avellino di confronti e incontri. Professore emerito di Filosofia Morale della Federico II, già assessore del Comune di Salerno, aveva abbinato la sua passione per la cultura ad un impegno civile e politico instancabile. Si è spento questa mattina dopo una lunga lotta contro una malattia. Alievo di Aldo Masullo e ne aveva ereditato la cattedra di Filosofia morale nell’ateneo federiciano nel 1995. Aveva presieduto il Polo delle Scienze Umane e Sociali della Federico II, fino a diventare presidente della Società italiana Karl-Jaspers. Figura di riferimento della sinistra campana, era stato segretario provinciale del Pds nel 1996 e assessore alla Cultura del Comune di Salerno durante la prima giunta dell’attuale governatore della Campania Vincenzo De Luca. Poi le divergenze politiche con l’ex sindaco e attuale governatore della Campania. Lo scorso anno aveva firmato il manifesto degli intellettuali contro il terzo mandato.
Ad esprimere vivo cordoglio il Comune di Salerno e il sindaco Vincenzo Napoli: “Esprimo il cordoglio mio personale e della Civica Amministrazione per la scomparsa del professor Giuseppe Cantillo. Alla moglie Lucia Di Leo, ai figli Andrea e Raffaella ed a tutti congiunti le condoglianze per la scomparsa di un amato concittadino. Pino Cantillo è stato protagonista della vita accademica e culturale della nostra comunità. Come insegnante e studioso ha contribuito alla formazione di numerose generazioni di allievi ispirati dal rigore del suo pensiero. Ne ricordiamo anche la passione e l’impegno civile in uno con l’amore per la sua città”.
“Un comunista libertario e rigoroso” lo definisce il professore Luigi Anzalone, suo amico fraterno “Tra gli educatori della gioventù meridionale, egli si segnala come un numero uno. I suoi corsi universitari, specie su Hegel e sulla “Fenomenologia dello spirito”, da lui di recente prefazionata, sono un che di eccezionale per aderenza al testo hegeliano e potenza ermeneutica. Di Hegel ha tradotto “La filosofia dello spirito jenese”, giudicata a ragione da Marcuse uno dei più ardui scritti filosofici di tutto i tempi. A Hegel ha dedicato buona parte delle due opere. Non a caso, è stimato tra i maggiori interpreti del filosofo di Stoccarda. Ma anche su Kierkegaard, Rosmini, gli storicisti tedeschi, a cominciare da Dilthey, i suoi studi critici sono illuminanti quanto imprescindibili. Ma i suoi libri, due monografie, su Troeltsch e su Jaspers sono pietre miliari della storiografia filosofica. Ma il Cantillo maggiore è il Cantillo filosofo, teorico di quello che lui chiama storicismo esistenziale e che io, vedendo Cantillo d’accordo con me, chiamo fenomenologia esistenziale, affidata soprattutto a grandi libri come “Natura umana e senso della storia”, “L’eccedenza del passato”, “Con sé/oltre sè. Ricerche di etica”. Cantillo esamina gli aspetti problematici, impegnativi e stringenti che condizionano l’uomo e gli insegnano a dare il senso della sua umanità in senso autentico”
“Ho avuto il piacere di conoscerle una grande persona, un uomo dall’immensa cultura e dal pensiero critico. Se ne va un grande esponente del mondo culturale campano. A tutta la sua famiglia va la mia vicinanza”, spiega il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli.