Nasce dalla volontà di indagare il fulcro dell’idea materna mediterranea fin nel grado più ancestrale e terreno della sua essenza la mostra “Matres Matutae” di Gennaro Vallifuoco in programma dal 7 dicembre al 7 gennaio, presso gli spazi del Museo Provinciale Campano, fra il Palazzo Antignano e l’ex settecentesco Monastero della Concezione. In esposizione nelle sale della Sezione archeologica, novanta opere di Gennaro Vallifuoco dedicate alla Mater Matuta. Negli spazi delle Madri di Capua, assieme alle oltre cento celebri statue ex-voto raffiguranti donne che assise sorreggono tra le braccia uno o più neonati, saranno collocati gli Studi per Mater Matuta, i lavori su cartoncino o tavola, le istallazioni dei grandi polittici del Sole e della Luna e le tele delle allegorie dei Mesi delle Stagioni e degli Elementi, prodotte dall’Artista tra il 2017 e il 2022. Le Matres, risalenti dal VI al I secolo a.C., identificate nell’antica Capua come offerte votive dedicate dai fedeli come auspicio per la concessione della fecondità, nel vortice della loro straordinaria stratificazione culturale ci conducono fino alle primigenie società mediterranee ed al culto della Grande Mandre. L’Artista sostenendo il confronto con il tema del Sacro e dell’Esistenza, sin dalla cura degli allestimenti, intervenendo nella non neutralità dello spazio museale, prova a ricercare l’equilibrio dell’antico santuario delle Madri.
“La Mater Matuta ci rimanda ai misteri di una potente forza femminile – scrive Generoso Bruno nell’introduzione- generante e matrilineare dalla mitografia complessa, sotterranea e malleabile come la pietra tifatina delle sculture votive dell’antica Capua. La ricerca pittorica di Vallifuoco, pur collocandosi al di là del reperto, ne restituisce la sostanza del peso scultoreo, materico e rituale. La superfice del quadro, accogliendo nello spazio pittorico la rappresentazione dell’elemento plastico, arriva, in alcuni episodi, a trasmettere ordine prospettico e struttura architettonica fermando la Mater in una trasfigurata classicità metafisica dove, tra concretezza materica e rarefazione luminescente è il fondo dell’opera a divenire fonte di energia. La Mater Matuta di Vallifuoco è porta e sorgente di luce; nei toni del contrasto, appare come sospesa nell’evento. Per Vallifuoco il segno è lingua del sacro e materia per iniziati. Il gesto pittorico, invece, rende l’apparizione della Mater come un evento che sotto i nostri occhi, in quel momento, sta per compiersi. Rappresentare il non ancora compiuto, il senso di una immanenza precaria, è per Vallifuoco un primo assalto all’illustrazione sin qui concepita. Il ciclo della Mater Matuta sviluppandosi su moduli numerici e ricerche segniche, pone l’opera, nella disintegrazione degli apparati cronologici, all’interno del campo d’interferenza che si genera tra visione contemporanea ed oggetto archeologico. Vallifuoco, nella distorta e confusa stratificazione del tempo presente traduce la ciclicità dell’esistente nella sua metafora di rigenerazione. L’artista sembra voler potenzialmente ambire alla rifondazione stessa dell’elemento archeologico”