“La festa di chi è sensibile a un certo modo di sentire la vita”. Spiega così il poeta e paesologo Franco Arminio “La Luna e i Calanchi”, autentica festa della paesologia al via da oggi al 23 agosto ad Aliano. Una rassegna capace di celebrare il valore del farsi comunità attraverso mostre d’arte, workshop, incontri letterari, conferenze, spettacoli teatrali e concerti, tutti dedicati al tema della “paesologia” e alla valorizzazione del paesaggio, a partire dai piccoli borghi. Una festa corale, aperta alle contaminazioni tra generi e discipline, dove si mescolano poesia e musica, parole ed espressioni artistiche innovative. Il paesaggio lunare e assolato dei calanchi argillosi della Lucania, diventa così cornice ideale per un evento che invita il pubblico a interrogarsi sul proprio tempo ma si fa anche occasione per conoscere da vicino il patrimonio ambientale e storico di Aliano.
“Non posso dire – scrive Arminio – di avere uno sguardo politico sul mondo, credo di avere uno sguardo commosso. Si può lottare partendo dalla politica, ma anche partendo dalla commozione. Per me scrivere poesia è una forma di impegno. Quelli che sto facendo in questi anni in tanti posti d’Italia non sono comizi, ma non sono semplici letture di poesie. Sono il tentativo di trovare un momento di vicinanza con gli altri. In un momento del genere questa forma di impegno non può dirsi direttamente politica, è qualcosa che parla ai corpi, ai nostri corpi mortali, ai nostri corpi come unico luogo in cui possiamo sentire la gioia. La festa che ho ideato e che conduco da anni ad Aliano non è una festa di partito, né di un’associazione, è la festa di chi è sensibile a un certo modo di sentire la vita”.
Arminio ribadisce la volontà di andare al di là delle “categorie di destra e di sinistra, siamo comunque dentro una logica di contestazione alla religione del capitalismo e dunque alla mercificazione dei luoghi e delle persone. Non usare un linguaggio marxista non vuol dire aver dismesso lo slancio rivoluzionario, uno slancio che tiene insieme la lotta alle ingiustizie sociali e alle violenze inaccettabili che sono in corso in Palestina e anche in tanti altri luoghi. La poesia non è mai ingenua, è per me la forma più alta di impegno civile, è una sorta di barricata contro la misera spirituale che avanza incontrastata, anzi sollecitata dal capitalismo che produce il vuoto nelle anime e anche le merci per dare l’illusione di riempirlo. Ecco, per me andare a parlare in un qualunque luogo d’Italia non è andare ad esibire una sapienza, ma cercare vicinanze, fratelli di lotta. E lo stesso accade ad Aliano”.
Arminio sottolinea con forza come “Il festival non è una divagazione, è una riflessione profonda sul nostro tempo, ma senza la sterile seriosità che impedisce di dare durata e intensità al nostro essere qui. C’è una commozione disoccupata, una voglia di sentirsi parte di una grande flusso e non stare tutti inceppati nelle proprie sfiducie e nel proprio disincanto. Bisogna togliere il blocco che ci impedisce di partecipare con più slancio alle vicende del mondo. Credo che già questo darebbe di fatto più calore alle nostre giornate. Non è la felicità, non è il sole dell’avvenire, è un modo di essere vivi migliore di quello che stiamo vivendo ormai da troppi anni”.
Tanti i protagonisti che si alterneranno anche quest’anno, dalla fotografa e artista del calibro di Silvia Camporesi, a registi e attori come Rocco Papaleo e Saverio La Ruina. Ampio spazio sarà poi dedicato a letture e dibattiti su temi di grande attualità, come i conflitti in corso in Medio Oriente, guidati da giornalisti e intellettuali, tra cui Domenico Iannacone, Antonio Spadaro e Nichi Vendola. Una rassegna che diventa anche l’occasione per lanciare un messaggio contro ogni guerra con un incontro dedicato alle Poesia da Gaza “Ogni giorno – scrive Arminio – sentiamo di persone morte per fame a Gaza. Forse esiste un modo per mettere fine a questa vicenda. Forse ci vuole una spinta dei cittadini occidentali molto più decisa”
Il festival di Aliano renderà omaggio, infine, a Carlo Levi, lo scrittore e artista piemontese che qui trascorse un anno di confino inflitto dal regime fascista: un’esperienza fondamentale per la successiva stesura del suo romanzo capolavoro: Cristo si è fermato a Eboli. Come da tradizione, la chiusura del festival si terrà presso il piccolo cimitero del paese, davanti alla tomba di Levi.