di Virgilio Iandiorio
La Lituania, nazione piccola quanto si voglia, ha un patrimonio culturale di tutto rispetto. Il problema è piuttosto il nostro che, conoscendo poco o niente della lingua di questo paese, nemmeno abbiamo un numero significativo di opere della letteratura lituana tradotte in italiano.
Si deve al meritorio impegno di editori coraggiosi, se opere di autori di paesi, come la Lituania, vengono tradotte in italiano. E’ il caso di un volumetto di poesie di autori lituani contemporanei che la casa editrice Levante di Bari ha pubblicato nel febbraio 2006. Il volume, curato da Birutė Ciplijauskaitė ed Emilio Coco, nel titolo, “Quel sussurro di nordiche erbe”, riprende un verso del poeta lituano Jonas Juškaitis, nato nel 1933,
Poche poesie di venti poeti e poetesse contemporanei, ma sufficienti per richiamare alla nostra mente il sussurro di una terra geograficamente lontana da noi, ma così vicina per la sensibilità della sua gente verso la natura, per il rispetto della persona e per la voglia di costruire l’Europa.
Abbandonare il vecchio ordine di cose, cioè dal fare parte dell’URSS, e ritrovarsi responsabile della propria indipendenza e scegliere nuovi compagni di viaggio, dall’affiliazione alla Nato all’ ingresso nell’Unione Europea, sta a significare la volontà di questo popolo di costruire un ordine sociale, morale e culturale nuovo. Insomma respirare aria nuova, aria di libertà. Ma questo non può capirlo Fra’ Dazio l’Americano e tutto il suo Convento.