“Oggi siamo chiamati a fare chiarezza. A nome di una comunità politica che ha sempre fatto della coerenza e della serietà il suo tratto distintivo, non posso che denunciare con forza quanto sta accadendo nella nostra città.
La sindaca, a soli undici mesi dall’inizio del suo mandato lancia un appello: non ce la faccio, datemi una mano. L’appello della sindaca, che non ha più una maggioranza e chiede il sostegno anche ai consiglieri del Pd, è una polpetta avvelenata, una richiesta che appare più come un tentativo di scaricare le responsabilità politiche di un fallimento che come un vero atto di dialogo”. Ad introdurre il dibattito dell’assemblea dei Democratici – organizzata dal circolo Pd Aldo Moro, al circolo della Stampa – è Antonio Gengaro, ex candidato sindaco del centrosinistra, consigliere comunale del Pd. A moderare il direttore del Corriere dell’Irpinia Gianni Festa.
Dall’assemblea nasce una sorta di rifondazione del Pd irpino: un Pd alternativo a via Tagliamento, una iniziativa all’insegna della legalità e della partecipazione, per dire no all’accordo con la sindaca Laura Nargi e sì al Campo largo.
Secondo Gengaro il fallimento dell’amministrazione è dimostrato anche dai dati dell’ultimo dossier del Sole24 Ore: “La sindaca è terzultima in Italia per consenso. È la prima volta nella storia che riceviamo un giudizio così negativo. Abbiamo perso dieci punti percentuali: un dato allarmante che parla da solo”.
Con questa amministrazione, ribadisce Gengaro, non si può discutere: “Ho scelto la strada della coerenza, quella del centrosinistra autentico. Dopo la mia candidatura, il livello del dibattito si è innalzato: abbiamo costruito una contrapposizione civile, un confronto politico serio, non fondato sugli inciuci”.
Ma a non fare il suo dovere è stato il Pd, o meglio una parte del Pd.
“In tutto questo tempo mai una discussione seria ad esempio sul Puc: quello che c’è ormai superato. Intanto tre o quattro imprenditori vanno avanti e fanno il loro comodo, mentre l’urbanistica cittadina resta ostaggio di interessi privati”.
I dem non possono che bocciare qualsiasi intesa con Nargi: “L’inchiesta che ha coinvolto Festa e Nargi getta ombre inquietanti sull’amministrazione passata di Festa, di cui Nargi era vice. E oggi dovremmo diventare la ruota di scorta dell’amministrazione Nargi? No, grazie”, scandisce Gengaro.
“Noi facciamo politica nella dimensione etica dei partiti, non per una distribuzione di incarichi. Sento parlare di progetti avviati, ma il vero progetto che vedo è spartirsi il potere con chi ha contribuito al disastro attuale. Spero che questa ipotesi non sia stata nemmeno presa in considerazione”.
E allora è no al bilancio: “Il rendiconto è pesante: 27 milioni di euro di debiti lasciati dalla giunta Festa-Nargi. Un’eredità che pesa su tutti i cittadini. I sindaci hanno un grande potere di persuasione, ma noi dobbiamo saper dire di no quando questo potere si trasforma in pressione”.
Sulla Provincia, continua Gengaro, il presidente Rino Buonopane “è stato il candidato del Partito Democratico. Il Pd ha il dovere di aprire una discussione sul merito del suo operato. Altrimenti si tratta di accuse strumentali. Se ci fosse stato un Pd più serio e compatto, certi episodi sarebbero stati gestiti con maggiore chiarezza.
Insieme agli alleati, abbiamo costruito l’alleanza e siamo stati perno di una proposta progressista. Ma alcuni comportamenti recenti mi fanno dubitare della fedeltà politica di chi oggi pretende di rappresentare il Pd”.
Conclude: “Chi voterà contro una linea chiara e coerente chi voterà a favore o non voterà il bilancio compirà una diserzione. Se ne assuma la responsabilità. Questo è il tempo delle scelte nette, non delle ambiguità”.
Per Rosetta D’Amelio, ex presidente del consiglio regionale, la prima cosa che va riaffermata è il rispetto per il voto democratico, sempre. “Quando si vince, ma soprattutto quando si perde”.
“Non possiamo – continua – accettare che si pieghino le regole del confronto politico in nome di interessi di parte o ambigui compromessi.
Trovo assurdo anche solo immaginare che l’attuale sindaca possa oggi proporsi come riferimento del centrosinistra. Non è un atto di coraggio: è uno stravolgimento della realtà.
Si continua a dire che se non si sostiene l’amministrazionensi perdono i fondi. Non è vero. Se i progetti esistono, sono scritti, sono finanziati, la loro realizzazione non dipende da chi siede oggi a Palazzo di Città. Far credere il contrario è un’operazione di disinformazione.
Io ho sostenuto il segretario provinciale del Pd Nello Pizza in un’altra fase politica, in un altro contesto. Oggi il quadro è completamente cambiato. Non riconosco negli organi di partito una legittimità piena, né sul piano della rappresentanza né su quello della partecipazione democratica.
Chi all’interno del Pd al momento dell’approvazione del consuntivo dell’amministrazione Nargi dovesse votare contro la linea del partito, chi dovesse schierarsi con chi ha tradito il mandato degli elettori, si assumerebbe una responsabilità gravissima. Perché ciò che è in gioco non è un voto, ma la credibilità del Partito Democratico stesso”.
A parlare poi è Gabriele Uva: “Le parole del senatore Antonio Misiani sono state chiare: il Pd deve rispettare il mandato elettorale e non può rompere l’alleanza di centrosinistra. In questo senso, anche un eventuale commissariamento dell’amministrazione di Avellino può essere letto non come un fallimento della politica, ma come un’opportunità di rigenerazione.
Purtroppo, dobbiamo constatare che il PD locale versa in uno stato comatoso. Non discute dei problemi reali, non prende posizione, non si fa sentire. È come se una parte del gruppo dirigente si fosse auto-esiliata dalla realtà. Eppure i problemi sono sotto gli occhi di tutti. È urgente e necessario costruire un fronte alternativo alle logiche che dominano via Tagliamento, che non può continuare a essere un luogo di autoreferenzialità e chiusura”.
Duro l’intervento del senatore Enzo De Luca: “Non è più tempo di tatticismi o ambiguità. Con un governo di destra al potere, le forze progressiste hanno il dovere di essere unite, coerenti, credibili. Il tema della legalità, oggi, non è solo una questione morale, ma un nodo politico centrale. Se c’è qualcuno che non rispetta le regole e rompe l’equilibrio della coalizione, va detto con chiarezza e va isolato.
Una svolta vera, se c’è da dare, la deve imprimere il gruppo dirigente nazionale del partito, con una linea chiara che dia senso e direzione alla nostra azione.
Il Partito Democratico non è solo una sigla, è una comunità politica che ha il diritto e il dovere di essere ascoltata. Ma oggi sembra una comunità afona, incapace di reagire anche di fronte a una grave crisi giudiziaria al Comune di Avellino.
Intanto, mentre la politica si chiude su se stessa, le associazioni, il terzo settore, i cittadini più sensibili gridano il loro disagio. L’umanizzazione della politica – la sua capacità di ascoltare, di curare, di guidare – sembra scomparsa. E se il Partito Democratico vuole ritrovare un ruolo nella società, deve tornare ad ascoltare e a guidare, non a sopravvivere”.
Ida Grella ex consigliera comunale del Pd, sottolinea che “quella di oggi è una delle rare occasioni in cui riusciamo davvero a parlare tra di noi, a guardarci in faccia, a porci delle domande vere.
Ho la tessera del Partito Democratico sin dalla sua fondazione. Non l’ho mai usata come strumento di potere personale, ma come segno di appartenenza, di convinzione profonda. Il mio impegno l’ho sempre messo a disposizione di questo progetto politico. Posso dire che ho tatuato il simbolo di questo partito perché ne ho condiviso fino in fondo battaglie, fatiche, cadute e speranze.
Faccio parte della Direzione provinciale che non è mai stata realmente convocata, né coinvolta. Non ha mai affrontato – e lo dico con amarezza – nessuno dei grandi problemi che affliggono la nostra provincia.
Ricordiamolo: il candidato alle ultime elezioni non è stato calato dall’alto, è stato il volto di una coalizione costruita anche con il contributo del nostro partito. Prenderne le distanze oggi, come se non fosse mai esistito un progetto comune, è una forma di ipocrisia che non posso condividere.
Il Partito Democratico, per statuto e per vocazione, dovrebbe essere il luogo del confronto, della partecipazione, del pluralismo. E invece ci troviamo spesso in una condizione surreale: non c’è un vero partito, non ce l’abbiamo più. Quello che resta è un contenitore svuotato, dove si decide altrove, e dove i circoli, le iscritte, gli iscritti, non contano più”.
A intervenire è poi lo stesso presidente della provincia Rino Buonopane, che sul coinvolgimento nella sua amministrazione di esponenti del centrodestra spiega: “Sono stato tirato in ballo inutilmente”.
Resta però aperta la questione del Comune di Avellino, “rispetto alla quale dovrà rispondere chi dirige il partito in provincia, non certo i consiglieri. Ho sentito tre versioni diverse del segretario provinciale del Partito Democratico: una prima dichiarazione in cui si diceva di non essere d’accordo, poi un’altra in cui si diceva il contrario, e stamattina ancora un’altra posizione. Quindi, quale versione è quella ufficiale? La busta numero uno, la due o la tre? È evidente che occorre fare chiarezza, innanzitutto nel merito della questione, e anche su come la segreteria ha gestito questa vicenda, che è dirimente per il futuro del Partito Democratico”.
Nessun accordo con Nargi, o meglio: “Mi basterebbe già avere una linea chiara e trasparente. È sotto gli occhi di tutti che il percorso è stato compiuto al contrario: prima si è parlato, si è trovato un accordo, e solo dopo si sono coinvolti gli organi di partito, la direzione, Napoli, e poi anche il presidente della Provincia. È un comportamento inaccettabile”.
Buonopane chiede di rimettere insieme il Campo largo: “L’anno scorso costruivamo insieme; quest’anno, invece, il partito ha fatto una fuga in avanti, senza alcuna considerazione per gli alleati. Bisogna prima ricostruire il Partito Democratico in provincia di Avellino, renderlo credibile, coerente, inclusivo, e solo dopo si potrà parlare seriamente di alleanze nel centrosinistra”.
Tocca infine a Lello De Stefano, presidente del circolo dem “Aldo Moro”, che affronta la vicenda del Comune: “Mi pare che negli ultimi giorni si siano riviste alcune posizioni, con qualche fuga in avanti. L’incontro di questa sera ha anche l’obiettivo di ricomporre le diverse anime del partito, per affermare in modo chiaro e netto che il Partito Democratico è all’opposizione nella città di Avellino. Lo facciamo nel rispetto dei nostri elettori, confermando pienamente quello che è stato l’esito delle ultime elezioni. Ci auguriamo sinceramente che tutti mantengano questa posizione. Per quanto ci riguarda, siamo convinti che proprio da questa chiarezza possa rinascere una proposta politica forte, rinnovata e soprattutto seria per il futuro della città di Avellino”.