Dalla indebita compensazione fiscale alla emissione di fatture inesistenti, ma anche peculato e false comunicazioni sociali. Comincia domani ad Avellino il processo di primo grado nei confronti di dieci imputati a vario titolo per i presunti corsi fantasma dell’Alto Calore. L’inchiesta della procura di Avellino avviata nel febbraio del 2023 dai pm Luigi Iglio e Vincenzo Toscano, ha fatto emergere la presunta organizzazione di corsi di formazione per i dipendenti che in realtà non sarebbero mai stati svolti.
L’ Alto Calore e il presidente Antonello Lenzi, hanno scelto di costituirsi parte civile. La costituzione, affidata al penalista Benni De Maio, è stata accettata in relazione ai capi d’accusa di peculato, ma non per i reati tributari .Oltre a Ciarcia, tra gli indagati ci sono anche il collaboratore dell’ufficio di Presidenza Pantaleone Trasi e Raffaele Castagnozzi, intermediario e docente nei corsi, difesi rispettivamente dagli avvocati Marino Capone e Angelo Leone. Inoltre, è coinvolto anche il sindaco di S.Stefano delSole Gerardo Santoli, difeso dall’avvocato Luigi Petrillo.
Più di cento testimoni nella lista depositata dal pm Iglio nel processo per i “corsi fantasma” all’Alto Calore, quelli per cui inizierà il processo domani, davanti al Collegio del Tribunale di Avellino presieduto dal giudice Sonia Matarazzo. Questa la richiesta del magistrato che ha coordinato le indagini dei militari delle Fiamme Gialle del Nucleo Pef di Avellino, che si sono occupati degli accertamenti, in particolare le informative di reato e le analisi della documentazione acquisita presso Alto Calore Servizi e le altre società coinvolte e sui dispositivi posti sotto sequestro ha chiesto di ammettere la propria lista per l’ istruttoria che si aprirà tra qualche giorno. Insieme a loro la Procura ha chiesto di sentire anche il consulente tecnico del pm che si è occupato delle copie forensi effettuate sui supporti informatici sottoposti a sequestro.
Le contestazioni a vario titolo per gli indagati vanno dall’indebita compensazione (a partire da quella ottenuta nel 2019 per il credito d’imposta previsto dalla legge 205/2017, pari a circa 132mila euro; per il 2020 pari al massimo della somma erogabile, ovvero 250mila euro e stessa cifra per il 2021) in concorso con le diverse società che si sono occupate tra il 2019 e il 2021 della formazione dei dipendenti rispetto alle tecnologie 4.0
>Alla contestazione di indebita compensazione si collega anche quella di emissione di fatture per operazioni inesistenti. A partire dalle prime due fatture emesse in favore di una delle società, nel giugno e luglio 2020 per un importo di circa 23 mila euro, quattro fatture emesse tra il settembre 2020 e il luglio 2021 in favore di una società casertana per circa 53mila euro; cinque fatture emesse nei confronti di un’altra srl dal marzo al maggio del 2022 per un importo di circa 54.900 euro. Contestato anche l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, proprio al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto. Contestata a Ciarcia e al collaboratore della Presidenza in concorso con i vertici delle società anche l’accusa di peculato. Per l’ex amministratore unico anche le false comunicazioni sociali, relativamente all’iscrizione in bilancio delle somme compensate illecitamente.
>L’inchiesta, condotta dal Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Avellino, e’ partita nel febbraio 2023 primo blitz della guardia di finanza e i primi interrogatori dei dipendenti svolti dai pubblici ministeri Luigi Iglio e Vincenzo Toscano dalla denuncia di uno stesso dipendente dell’ente di Corso Europa. Le indagini dei militari hanno però concluso per una formazione del personale che era solo fittizia. Cosi alle società che fornivano il servizio di formazione sarebbero state versate somme dall’ Alto Calore per servizi mai prestati. Operazioni oggettivamente inesistenti, che poi venivano portate, secondo la tesi accusatoria in forma illecita, come credito di imposta. Da qui le accuse di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e indebita compensazione, oltre ad altre due ipotesi: il peculato e le false comunicazioni sociali in danno di soci e terzi.
Gli indagati, difesi dagli avvocati Nello Pizza, Capone Marino, Francesco Perone, Angelo Leone del Foro di Benevento, Cesare Maria Patroni Griffi del Foro di Napoli, Petrara Graziantonio del foro di Matera e Amelio Gennaro del foro di Napoli Nord, Carla Maruzzelli del foro di Napoli, Luigi Petrillo e Innocenzo Massaro.