L’inchiesta, coordinata dai pm Vincenzo Russo e Luigi Iglio, che avevano chiesto l’arresto ai domiciliari di Ciarcia, fa riferimento ai corsi di formazione professionali riservati ai dipendenti svolti negli anni dal 2019 al 2021 e finalizzati all’acquisizione di maggiori conoscenze tecnologiche.

Corsi che non sarebbero mai stati effettivamente svolti, ma che hanno consentito all’Alto Calore di godere di una compensazione tributaria di crediti di imposta per 632 mila euro. Le indagini partirono dopo la denuncia di alcuni dipendenti che, pur essendo compresi negli elenchi dei corsisti, non erano mai stati convocati per svolgerli.

L’inchiesta coinvolge anche altri quattordici indagati, tra dipendenti dell’Alto Calore e rappresentanti legali di ditte fornitrici. Sull’Alto Calore pende attualmente la procedura di concordato preventivo davanti al Tribunale di Avellino in seguito all’accertamento, da parte della Procura, di una esposizione debitoria di circa 150 milioni di euro nell’anno 2021.

L’indagine  è  stata  condotta dal comando della Guardia di finanza di Avellino guidato dal colonello Salvatore  Minale. Su delega della Procura di Avellino i finanzieri, il primo febbraio del 2023, per otto ore si  erano trattenuti negli uffici  di corso Europa, per eseguire, alla presenza degli stessi magistrati che procedono, sia una corposa acquisizione di atti e nella stessa sede e contestualmente anche interrogare i quattro indagati nel mirino della Procura e altri dipendenti a sommarie informazioni.

Nella stessa attività  erano state anche acquisite le copie forensi dei telefonini degli indagati. I magistrati Vincenzo Russo e Luigi Iglio  avevano  ascoltato direttamente in azienda diversi funzionari.  Nessuna  dichiarazione sarebbe stata fatta  invece dai quattro indagati, che si erano avvalsi della facoltà di non rispondere.  Poi i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria Avellino, agli ordini del tenente colonnello Alessio Iannone,    avevano eseguito un blitz dopo pochi giorni, il 10 febbraio del 2023, presso la sede della società casertana che avrebbe organizzato i corsi finiti nel mirino della Procura della Repubblica di Avellino.

Dalle fiamme gialle erano stati  acquisiti presso la sede casertana le fatture emesse da Alto Calore in favore della società e la documentazione sulle attività svolte per conto dell’azienda di Corso Europa. I militari avevano  provveduto anche  a sequestrare, come fatto nel blitz presso la sede dell’Alto Calore, materiale informatico e dispositivi telefonici. Dopo il blitz della guardia di finanza avvenuto presso la sede dell’Alto Calore e Caserta erano  stati ascoltati in Procura alcuni dipendenti dell’ente, interrogati come persone informate sui fatti. Ora c’è  un primo sviluppo di un’inchiesta che scuote non solo la città, ma soprattutto  gli equilibri di una società  alle prese con un concordato  preventivo che non è  ancora del tutto alle spalle.

Michela Della Rocca